Ritorno di Hamas nella Striscia di Gaza dopo il cessate il fuoco
Poco dopo il ritiro dell’esercito israeliano da ampie zone della Striscia di Gaza, a seguito dell’entrata in vigore del cessate il fuoco, i miliziani di Hamas hanno cominciato a uscire dai tunnel e dai luoghi in cui erano nascosti. Uomini incappucciati, alcuni dei quali con cappelli con scritto «Sicurezza interna», e armati di kalashikov hanno cominciato a pattugliare le strade e a muoversi per recuperare il controllo del territorio lasciato dagli israeliani, riporta Attuale.
Nel fine settimana ci sono stati anche scontri con armi da fuoco con altre milizie rivali sorte in questi due anni di guerra, alcune delle quali avevano ricevuto armi e sostegno da Israele. La più importante di queste milizie si chiama “Forze popolari” e ha assunto un certo rilievo nella zona di Rafah, nel sud della Striscia, soprattutto nell’ultimo anno: è di fatto una milizia anti Hamas creata e armata da Israele.
Hamas ha dato un ultimatum a tutti i gruppi rivali, imponendo di lasciare le armi e di consegnare i propri leader. Tuttavia, il capo delle Forze popolari, il 32enne Yasser Abu Shabab, ha affermato che non intende arrendersi. In aggiunta, Hamas ha avviato trattative con altri gruppi locali per farsi consegnare le armi e riprendere il controllo del territorio.
In varie zone della Striscia, secondo testimoni di diversi media internazionali, i miliziani di Hamas hanno già ripreso a gestire la sicurezza pubblica, presidiando strade e incroci cruciali. Nella città di Gaza, dove migliaia di persone stanno tornando dopo il ritiro dell’esercito israeliano, i miliziani ispezionano i veicoli per verificare che non contengano armi, come segnalato in recenti servizi dei media.
Secondo un articolo di BBC, Hamas avrebbe mobilitato 7.000 miliziani e nominato cinque nuovi governatori per gestire le zone da cui l’esercito israeliano si è ritirato, anche se Hamas ha smentito questa informazione. Non è la prima volta durante questo conflitto che, in un periodo di cessate il fuoco, Hamas riemerge per riacquistare il controllo. È già accaduto a gennaio, quando i miliziani erano tornati in strada con armi e uniformi.
Questi eventi dimostrano che, nonostante i gravi danni subiti, Hamas è ancora capace di esercitare un certo controllo militare nella regione. Tuttavia, il ritorno di Hamas rischia di complicare l’attuazione del piano di pace in 20 punti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che prevede il disarmo completo del gruppo e la fine della sua governance sulla Striscia di Gaza.
Le condizioni stabilite dovranno essere negoziate nei prossimi giorni, ma Hamas ha già fatto sapere di rifiutarle. Venerdì, in un comunicato, il gruppo ha dichiarato: «Rifiutiamo ogni forma di sovranità straniera e confermiamo che la forma di governo della Striscia di Gaza e i princìpi che guidano le sue istituzioni sono una questione interna palestinese, da decidere in maniera congiunta tra i componenti del nostro popolo».
Il piano Trump prevede la creazione di un governo palestinese “tecnocratico” per governare Gaza e di un “Consiglio di pace” internazionale per sovrintendere a questa transizione. Il consiglio dovrebbe essere presieduto da Donald Trump, con l’ex primo ministro britannico Tony Blair come membro. Secondo il piano, il governo tecnocratico rimarrebbe in carica fino al completamento di riforme nell’Autorità nazionale palestinese, rappresentante internazionalmente riconosciuto dei palestinesi, attualmente debole e divisa.
Le notizie da Gaza sono sempre più preoccupanti. Non sembra ci sia mai tregua in questa guerra; anche con il cessate il fuoco, la situazione si complica ulteriormente con Hamas che riprende il controllo. È incredibile pensare che, nonostante i danni, continuino a tenere in scacco la regione. Che futuro ci aspetta?