Il deputato USA critica Bruxelles e sollecita il trasferimento immediato di miliardi di Mosca a Kyiv
ROMA, 7 luglio 2025 — I fondi per iniziare la ricostruzione dell’Ucraina esistono, ma serve volontà politica. È il messaggio lanciato dal deputato repubblicano e presidente del Comitato per i servizi finanziari della Camera statunitense, French Hill, in un’editoriale pubblicato sul Financial Times.
Nel testo, Hill ha criticato aspramente l’esito del Consiglio europeo del 26 giugno a Bruxelles, accusando i leader dell’Unione di aver eluso la decisione più urgente: confiscare i circa 258 miliardi di euro di beni russi congelati in Europa e trasferirli all’Ucraina come primo risarcimento per l’aggressione militare in corso da oltre tre anni.
“Passi concreti, non parole”
Hill ha evidenziato l’urgenza di tre azioni immediate: assegnare i beni russi a conti fiduciari a beneficio di Kyiv, creare un fondo fiduciario internazionale sotto guida del Consiglio europeo, e iniziare il trasferimento diretto della maggior parte dei beni congelati per coprire le spese urgenti di sicurezza e ricostruzione.
Secondo il parlamentare statunitense, l’Ucraina “sta sanguinando” e ha bisogno di sostegno finanziario concreto, non solo promesse. A oggi Kyiv ha ricevuto circa 28 miliardi di euro ricavati dagli interessi maturati sui depositi russi, ma la cifra è “nettamente insufficiente”, osserva Hill.
Nel suo intervento, ha inoltre invitato Donald Trump — dato in testa nei sondaggi per le presidenziali USA del 2024 — a trasferire all’Ucraina almeno 5 miliardi di dollari provenienti dai fondi della Banca centrale russa bloccati su conti statunitensi.
Una sanzione dal peso reale
La proposta di Hill rappresenta un chiaro invito a rafforzare la pressione su Mosca. La confisca dei beni russi, secondo lui, non solo aiuterebbe militarmente e finanziariamente l’Ucraina, ma segnerebbe anche “una sanzione con effetti reali”, capace di dimostrare che nessuna aggressione può rimanere impunita.
Al contrario, l’inerzia dell’UE creerebbe un precedente pericoloso, in cui gli aggressori internazionali potrebbero evitare la responsabilità semplicemente aspettando l’oblio. Hill sottolinea che la confisca sarebbe un “test di credibilità e soggettività geopolitica” per l’Occidente.
L’Europa tentenna, ma il tempo stringe
Nonostante i segnali di apertura da parte di Francia e Germania sull’uso dei beni congelati — finora solo a livello verbale — manca ancora una decisione politica definitiva. Il Parlamento europeo e alcuni paesi del G7 hanno già espresso sostegno all’idea di usare i fondi russi per compensare i danni di guerra, ma Bruxelles resta bloccata da timori giuridici e divisioni interne.
Intanto, il costo stimato dei danni causati dalla guerra alla sola economia ucraina supera i 500 miliardi di dollari, ma il reale ammontare, comprensivo di ricostruzione, compensazioni e danni ambientali, potrebbe superare i mille miliardi. Nessuna garanzia esiste che il regime di Putin — o una futura leadership russa — si assumerà mai l’onere delle riparazioni.
In questo contesto, Hill insiste: i fondi ci sono, vanno solo sbloccati. E più il tempo passa, più cresce il rischio di una frattura strategica tra le dichiarazioni dell’Occidente e la sua capacità di agire.