I camici bianchi incroceranno le braccia per 24 ore il prossimo 20 novembre. L’iniziativa promossa dai sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up per protestare contro la gestione del tema sanità nella nuova legge di Bilancio, bollata dalle sigle come “deludente”
Dalle minacce si passa ai fatti. Medici e infermieri scenderanno in piazza il prossimo 20 novembre, giorno in cui è stato indetto uno sciopero di 24 ore per protestare contro la nuova manovra del governo Meloni. Tra i 144 articoli che compongono il testo approdato alla Camera ci sono diverse novità, ma tra bonus, tagli e “sacrifici”, la sanità continua ad essere il tasto dolente. Nella legge di Bilancio è previsto lo stanziamento di 1,3 miliardi di euro nel 2025, con la promessa di nuove assunzioni nel 2026. Troppo poco per i camici bianchi e i sindacati di categoria, che hanno bollato la manovra come “deludente”.
Lo sciopero dei medici del 20 novembre
Fondi insufficienti per un settore sempre più in sofferenza e che vive nel terrore, con le violenze e le aggressioni al personale sanitario che da casi isolati sono diventati episodi quotidiani. Attraverso una nota congiunta i sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, hanno annunciato lo sciopero di 24 ore per la giornata di mercoledì 20 novembre 2024, che coinvolgerà “medici, dirigenti sanitari, infermieri e professioni sanitarie ex legge 43/2006”. La rabbia dei sindacati di categoria nasce proprio dalla gestione del governo un merito alla sanità, con le risorse che, invece di essere incrementate, vanno sempre più a ridursi: “Il testo della legge di Bilancio per il 2025 conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi. Non possiamo restare in silenzio dinanzi all’ennesima presa in giro del personale sanitario e dei cittadini, dinanzi alle giravolte del ministero dell’Economia che vanificano gli sforzi del ministero della Salute e al voltafaccia di coloro che lavorano per spingere il personale sanitario ad abbandonare la sanità pubblica”.
I camici bianchi contro la manovra 2025
A guidare la protesta ci sono il segretario di Anaao Assomed Pierino Di Silverio, il presidente di Cimo-Fesmed Guido Quici e il presidente di Nursing Up Antonio De Palma: “La manovra prevede un aumento dell’indennità di specificità medica sanitaria “di 17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro, e non va meglio per le altre professioni sanitarie ex legge 43/2006”.
“Inoltre – prosegue la nota – si parla di risorse legate, per la maggior parte, a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno 2 anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando. Insomma, in sostanza briciole che offendono l’intera categoria”. L’aumento di 1,3 miliardi del Fabbisogno sanitario nazionale nel 2025, “ben distante dai 3,7 miliardi annunciati”, viene ritenuto “non sufficiente a ridare ossigeno a un Servizio sanitario nazionale boccheggiante. E l’incremento delle borse di specializzazione meno richieste, sebbene apprezzabile, non sarà di certo sufficiente a convincere i giovani medici ad iniziare un percorso formativo che li porterà a lavorare in condizioni inaccettabili”.
Le assunzioni “promesse” e le continue violenze
Un altro tema caldo è quello delle assunzioni, “promesse” durante i colloqui preliminari e poi svanite al momento di mettere la norma nero su bianco: “Si è persa traccia del piano straordinario di assunzioni e dello sblocco del tetto di spesa per il personale. Si continua a rimandare ad un futuro più o meno prossimo la soluzione di un’emergenza che invece medici e infermieri vivono oggi, e che necessita oggi di provvedimenti realmente risolutivi. Quelli annunciati prima della firma della Manovra erano provvedimenti che, sebbene non risolutivi, avrebbero potuto rappresentare segnali di attenzione nei confronti di medici e infermieri dipendenti del Ssn. E invece ci troviamo di fronte agli ennesimi proclami sensazionalistici a cui fa seguito una realtà deludente e a dir poco imbarazzante, che ci costringe ad alzare gli scudi per difendere il Ssn, l’istituzione più preziosa di questo Paese, e i suoi professionisti”.
“Non possiamo essere complici dell’ormai evidente smantellamento del Ssn – tuonano ancora i sindacati -. Il personale scappa quotidianamente dagli ospedali pubblici, le liste d’attesa sono interminabili, le aggressioni e le denunce sono all’ordine del giorno e si continua a destinare pochi spiccioli alla sanità pubblica, che peraltro poi non vengono spesi in modo corretto dalle Regioni, e ad aumentare i finanziamenti per la sanità privata, che si arricchisce spudoratamente sulle spalle degli infermieri e dei medici dipendenti, che attendono da quasi 20 anni il rinnovo del contratto, guadagnando sino al 47% in meno rispetto ai colleghi del pubblico. Non possiamo rassegnarci alla ormai lampante privatizzazione della sanità e alzeremo la voce per portare anche i cittadini dalla nostra parte. In gioco non ci sono solo dei dovuti riconoscimenti per il personale sanitario, necessari a impedire lo svuotamento degli ospedali: in gioco c’è la tutela della salute di tutti noi”. Insomma, una cosa non di poco conto.