Le torbiere come nuova frontiera di difesa in Europa contro l’espansionismo russo
Negli ultimi mesi, diversi Stati europei al confine con la Russia e la Bielorussia hanno avviato discussioni per aumentare l’occupazione del proprio territorio da torbiere e paludi, viste come risorse strategiche nella lotta contro il cambiamento climatico e, più recentemente, come potenziali barriere militari contro le aggressioni russe. I territori umidi, difficilmente navigabili e in grado di impantanare mezzi blindati, si propongono così come una forma di difesa naturale, riporta Attuale.
Le paludi e le torbiere, storicamente già utilizzate per finalità difensive, rientrano ora anche nei progetti di ristrutturazione della sicurezza europea. Le nazioni coinvolte, tra cui Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, vedono nell’espansione di queste aree una risposta necessaria alla minaccia russa. Tali misure si stano accelerando a seguito del conflitto in corso, poiché gli allagamenti di zone precedentemente bonificate potrebbero presto diventare una realtà operativa.
La storia dimostra l’efficacia delle torbiere in contesti bellici: Arminio riuscì a sfruttare le paludi della foresta di Teutoburgo per sbaragliare le legioni romane nel 9 d.C., mentre nei secoli successivi, la strategia delle inondazioni ha permesso all’Olanda di respingere le invasioni spagnole e francesi. Nel XX secolo, la Finlandia ha limitato l’invasione sovietica grazie alle proprie torbiere, mentre le paludi intorno a Kiev hanno ostacolato i movimenti degli eserciti in entrambi i conflitti mondiali.
Riportando al presente, durante i primi giorni dell’invasione russa in Ucraina del 2022, l’esercito ucraino ha tratto vantaggio da una diga distrutta sul fiume Irpin, causando l’inondazione di una vecchia area di torbiere, ostacolando l’avanzata delle forze russe. La reazione del terreno ha costretto i carri armati nemici a ripiegare, rallentando le operazioni e impedendo il loro accesso a Kiev.
In marzo, ulteriori eventi hanno sottolineato la pericolosità di queste aree nel conflitto, quando quattro soldati americani in addestramento in Lituania hanno perso la vita dopo essere stati intrappolati in una palude, evidenziando così le insidie del terreno in situazioni di conflitto.
Le esperienze delle guerre passate hanno spinto molti governi a considerare seriamente il recupero delle paludi, dopo che circa la metà di queste aree umide in Unione Europea erano state prosciugate per fini agricoli. Le torbiere, fondamentali per la cattura del carbonio, rappresentano anche una chiave nella lotta contro le emissioni di CO2: sebbene coprano solo il 3% della superficie terrestre, immagazzinano il 25-30% del carbonio globale del suolo. Quando vengono “asciugate”, rilasciano grandi quantità di gas serra.
Il Green Deal europeo, attraverso la legge sulla Restaurazione della Natura del 2024, prevede che i paesi membri recuperino il 30% delle torbiere prosciugate entro il 2030 e il 50% entro il 2050, con piani da presentare entro settembre 2026.
Tuttavia, nonostante l’urgenza e l’opportunità militare, ci sono resistenze locali. Gli abitanti temono l’aumento dell’umidità e dei insetti, e le richieste di land grab da parte delle autorità possono generare dissensi, soprattutto tra gli agricoltori, le cui terre potrebbero essere soggette a confisca.
Nei territori di confine, la crescente attenzione alla sicurezza potrebbe incentivare i progetti di recupero delle torbiere. La Polonia ha comunicato a Politico che sta considerando piani di investimento da oltre 2 miliardi di euro per rafforzare il confine orientale, mentre Estonia e Lettonia hanno annunciato nuovi progetti che integrano ostacoli naturali nelle loro strategie di difesa. Nonostante le inondazioni non siano attualmente previste, le torbiere già coprono il 10% del territorio baltico, un punto di partenza per la progettazione di un sistema di protezione più robusto.