I partiti si dividono le commissioni parlamentari (ma la destra resta esclusa)

22.07.2024

Nell’ultima settimana di lavoro i deputati europei eleggeranno presidenti e vicepresidenti dei ‘committees’ mantenendo il cordone sanitario contro i Patrioti di Orban e della Lega. L’esecutivo presenta il rapporto sullo Stato di diritto

In cima all’agenda

Commissioni parlamentari – L’appuntamento clou della prossima settimana sarà la nomina dei segretariati delle commissioni dell’Europarlamento, ultimo atto della spartizione delle cariche tra i gruppi politici dell’Aula. Gli eurodeputati dovranno eleggere martedì 23 luglio presidenti e vicepresidenti (fino a un massimo di quattro) delle 20 commissioni permanenti e delle quattro sottocommissioni, per un mandato di due anni e mezzo.

Breve recap – Giusto per intendersi, nelle commissioni avviene il “vero lavoro” del Parlamento: tra i loro compiti principali ci sono la stesura delle posizioni dell’assemblea sulle proposte legislative della Commissione (in base alla competenza), la preparazione di relazioni di iniziativa, l’organizzazione di audizioni con esperti e lo scrutinio di altri organi dell’Ue.

Chi vince, chi perde – Tecnicamente, la ripartizione delle poltrone tra le famiglie politiche dovrebbe seguire il metodo D’Hondt, un meccanismo che assegna le cariche in percentuale alla grandezza dei gruppi, ma l’applicazione del cordone sanitario contro la destra radicale (Patrioti e sovranisti dell’Esn) significherà più presidenze alla maggioranza che ha rieletto von der Leyen giovedì scorso (Ppe, S&D, Renew e Verdi). Gli accordi sono già fatti in maniera informale, ma nel voto ci possono sempre essere sorprese. 

Partito popolare europeo – I popolari dovrebbero fare la parte del leone e avere la presidenza di sei commissioni – Affari esteri (Afet), Affari costituzionali (Afco), Industria (Itre), Libertà civili (Libe), Controllo del bilancio (Cont) e Pesca (Pech) – e della sottocommissione alla Sanità pubblica (Sant). All’Afet dovrebbe rimanere il tedesco David McCallister mentre agli spagnoli andrebbe Libe. I polacchi otterranno di Itre (per Borys Budka) e quella di Sant (per Adam Jarubas), mentre il forzista Salvatore de Meo dovrebbe presiedere Afco.

Socialisti e democratici – All’S&D dovrebbe andare la commissione Ambiente (Envi), la più grossa insieme ad Itre (90 deputati). I Socialisti mirano anche agli Affari economici e monetari (Econ), al Commercio internazionale (Inta), allo Sviluppo regionale (Regi) e ai Diritti delle donne e la parità di genere (Femm). Quest’ultima sarà guidata dalla spagnola Lina Gálvez, Econ dovrebbe finire alla francese Aurore Lalucq e Inta dovrebbe rimanere al veterano tedesco Bernd Lange. Envi dovrebbe essere presieduta dalla dem Camilla Laureti.

Renew Europe – I liberali vogliono gli Affari legali (Juri) e lo Sviluppo (Deve) nonché la sottocommissione Sicurezza e difesa (Sede). Per Juri è in pole il macroniano Pascal Canfin, mentre alla guida di Deve se la giocano il lussemburghese Charles Goerens e l’irlandese Barry Andrews. Se Sede rimarrà una sottocommissione potrebbe rimanere nelle mani della francese Nathalie Loiseau, ma se verrà “promossa” a commissione permanente dovrebbe andare alla tedesca Marie-Agnes Strack-Zimmermann (una dei tre Spitzenkandidaten di Renew alle europee).

Verdi – Quarta gamba della “maggioranza Ursula 2.0”, i Verdi dovrebbero ottenere il Mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco) e puntano anche alla sottocommissione ai Diritti umani (Droi). Ad Imco dovrebbe rimanere la tedesca (dal nome italiano) Anna Cavazzini, mentre per Droi il nome più papabile è il francese Mounir Satouri. Inoltre, se terrà il cordone sanitario, potrebbero finire per ottenere anche la commissione Cultura ed educazione (Cult), su cui avevano messo gli occhi i Patrioti.

Le (altre) opposizioni – L’Ecr dovrebbe incassare le commissioni Agricoltura (Agri) con la ceca Veronika Vrecionová e Petizioni (Peti) con il polacco Bogdan Rzonca, mentre il Bilancio (Budg) rimarrebbe al belga Johan Van Overtveldt. La Sinistra mira all’Occupazione e gli Affari sociali (Empl) con la finlandese Li Andersson e alla sottocommissione Questioni fiscali (Fisc) per il pentastellato Pasquale Tridico. Sarebbe una prima volta per il M5s. Trasporti e turismo (Tran), pure rivendicata dai Patrioti, finirà con ogni probabilità a una forza del gruppo di maggioranza.

Altri temi caldi

La guerra di Putin – Domani (lunedì 22 luglio) si svolgerà a Bruxelles il Consiglio Affari esteri. Si parte dalla guerra in Ucraina, con il ministro della Difesa Dmytro Kuleba in video collegamento da Kiev. Oltre al sostegno militare, si parlerà del seguito da dare alla conferenza di pace, di capitali russi immobilizzati, di sicurezza energetica nel Paese aggredito e di come affrontare le minacce ibride di Mosca (su questo punto potrebbero arrivare nuove sanzioni dell’Ue a settembre).

Il nodo Orbán – L’elefante nella stanza parlando di Ucraina è l’Ungheria di Viktor Orbán, che detiene la presidenza di turno dell’Ue. I viaggi del premier a Kiev, Mosca, Pechino e Washington hanno irritato non poco i Ventisette e le stesse istituzioni del blocco, che stanno boicottando la presidenza magiara. Budapest ha oltrepassato le proprie prerogative “su importanti questioni di forma e di sostanza”, dicono fonti europee, e continua a bloccare 6 miliardi di euro dello Strumento europeo per la pace (Epf).

Polveriera mediorientale – Sul piatto poi la crisi in Medio Oriente, dove le ostilità continuano nella Striscia di Gaza e al confine tra il Libano e lo Stato ebraico, e ora anche in Yemen, con rischi di ulteriori escalation che getterebbero la regione in un caos ancora più grave. Bruxelles è in contatto costante con il governo di Beirut e con Hezbollah, e conferma il proprio supporto alle forze armate libanesi (cui ha fornito 15 milioni di euro nel solo 2024) affinché restino le sole detentrici del monopolio della forza legittima nel Paese.

Relazioni Ue-Israele – In discussione anche il futuro dell’accordo di associazione Ue-Israele, in luce peraltro delle recenti sanzioni comminate da Bruxelles ai danni dei coloni estremisti (e della nuova sentenza della Corte dell’Aia sull’illegalità degli insediamenti israeliani). Si parlerà inoltre dell’eventualità di riprendere la missione Eubam al valico di Rafah, che forniva assistenza all’Autorità palestinese, dialogando anche con Tel Aviv e il Cairo.

La fine di Oslo? – Ma a preoccupare Bruxelles è soprattutto il voto della Knesset, che ad ampia maggioranza ha stabilito che la creazione di uno Stato palestinese costituirebbe un “pericolo esistenziale” per Israele. Questo impedisce di proseguire verso la soluzione dei due Stati, vanificando di fatto gli sforzi diplomatici degli ultimi trent’anni, cioè dagli accordi di Oslo. Tutti gli Stati membri tranne l’Ungheria erano d’accordo nel condannare la cosa.

Altre portate – Il menu della riunione include anche uno scambio con la presidente della Bei, Nadia Calvino, su temi di sicurezza e difesa, sul partenariato meridionale e sul Global gateway. All’ordine del giorno anche alcune decisioni relative all’Armenia, soprattutto sulla liberalizzazione dei visti da e per il Paese caucasico e sull’assistenza militare da fornire a Yerevan ora che è uscita dal Csto a guida russa.

Consiglio Ue

Affari interni e giustizia – Lunedì 22 e martedì 23 luglio si terrà a Budapest una riunione informale dei ministri degli Affari interni e della Giustizia. Il primo giorno si parlerà di interoperabilità tra le forze dell’ordine degli Stati membri, di lotta al crimine organizzato e della dimensione esterna delle politiche migratorie. Martedì il ministro ungherese Bence Tuzson illustrerà le priorità della presidenza di turno magiara: competitività legale, digitalizzazione della giustizia, regolamentazione dell’Ia e cooperazione giudiziaria.

Informale salute – Mercoledì 24 e giovedì 25 sarà invece il turno, sempre a Budapest, dell’informale dei ministri della Salute.

Commissione

Stato di diritto – Mercoledì la commissaria per i Valori e la trasparenza, Vera Jourová, presenterà al Collegio il famigerato rapporto del 2024 sullo Stato di diritto nell’Unione. La sua pubblicazione, prevista originariamente per l’inizio del mese, era stata curiosamente rimandata a dopo il voto sulla riconferma di Ursula von der Leyen. I maligni avevano detto che lo scopo era non indispettire Giorgia Meloni, che non viene dipinta troppo bene nel documento.

Finanze transatlantiche – Da mercoledì 24 a venerdì 26 luglio il commissario all’Economia Paolo Gentiloni sarà a Rio de Janeiro, in Brasile, per partecipare alla riunione dei governatori delle banche centrali e dei ministri delle Finanze delle economie del G20 (l’acronimo in inglese dell’incontro è Fmcbg).

Cinque articoli della settimana appena conclusa 

La partita di Meloni in Europa si complica: il no a von der Leyen potrebbe costargli il commissario. Dopo la decisione di non appoggiare la leader Ue per un secondo mandato, partono adesso le trattative per i portafogli a Bruxelles. Il ministro Fitto dato in pole. Ma Tajani potrebbe approfittarne per piazzare un suo candidato. 

Cosa cambia con la riconferma di von der Leyen
La popolare tedesca ha ottenuto la fiducia del Parlamento europeo con più voti rispetto alle aspettative iniziali. Determinante il supporto dei Verdi ma quello della destra potrebbe essere utile in futuro (proprio contro i Greens)

“Il Ppe sconfessa il Gren Deal ma la maggioranza von der Leyen è a trazione verde”
Il capo delegazione della Lega in Europa, Paolo Borchia, in un’intervista a Today dopo il voto di fiducia al Parlamento europeo critica i popolari sostenendo che hanno sconfessato le promesse elettorali sul Green deal

“Il M5s è progressista, in Italia un Fronte popolare come in Francia contro la destra”. l capodelegazione dei 5 Stelle in Europa, Pasquale Tridico, racconta in un’intervista a Today.it l’evoluzione del Movimento verso il campo della sinistra e le ragioni dell’opposizione a Ursula von der Leyen. 

Il Regno Unito prova a fare pace con l’Unione europea. Il re Carlo ha annunciato l’intento del nuovo governo di Keir Starmer di ripristinare i rapporti commerciali con Bruxelles dopo gli anni turbolenti della Brexit e di Boris Johnson. Primo banco di prova il nuovo summit della Cpe.

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