Dopo l’uso di missili a lungo raggio autorizzati dagli Usa, Zelensky preme per un maggior supporto militare dall’Ue e per sanzioni contro le flotte ombra di petrolio. L’Ucraina però è stremata dal conflitto
Mille giorni. Sono quelli trascorsi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Kiev ha poco da festeggiare e all’orizzonte sembra profilarsi una situazione ancora peggiore. Le truppe ucraine, impegnate a combattere su più fronti, sono stanche e la ricerca di uomini disposti a combattere inizia ad essere faticosa. La capitale è nel mirino costante di droni e missili e alla Casa Bianca a breve siederà Donald Trump, l’uomo che ha promesso di chiudere il conflitto nell’arco di 24 ore, senza spiegare il come.
L’ultima mossa del presidente uscente Joe Biden è stato il via libera all’uso dei missili statunitensi a lungo raggio contro obiettivi in Russia. Un ultimo gesto di sostegno militare che non si sa quale impatto concreto avrà nel destino del Paese assediato da 33 mesi. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato il 19 novembre davanti al Parlamento europeo collegandosi online. “Mille giorni di guerra. Sono una sfida. Una sfida tremenda. L’Ucraina merita che l’anno prossimo sia l’anno della pace”, ha detto il leader ucraino. La strada verso la pace significa però un intensificarsi della guerra nell’immediato.
L’impatto dei missili a lungo raggio sulla guerra in Ucraina
Il 19 novembre le forze di difesa ucraine hanno colpito per la prima volta il territorio russo con i missili balistici Atacms (Army Tactical Missile Systems), il cui uso è stato appena autorizzato da Washington. “L’attacco è stato effettuato contro un obiettivo nella regione di Bryansk, che è stato colpito con successo”, ha riferito una fonte informata delle Forze di Difesa al media ucraino Rbc. Secondo gli esperti militari, la decisione assunta da Biden sui missili a lunga gittata “non sarebbe sufficiente” a cambiare il corso della guerra.
Il fantasma che aleggia su Kiev e dintorni è quello di Donald Trump. Tutti si aspettano una riduzione del sostegno all’Ucraina, sia in termini finanziari che militari. L’arrivo nello studio Ovale del tycoon per un secondo mandato spaventa anche l’Unione europea. Bruxelles avverte la minaccia di restare isolata nel suo supporto a Kiev e nelle sanzioni contro Mosca.
Le conseguenze dei soldati della Corea del Nord al fianco di Mosca
Dal 24 febbraio 2022 sono morti migliaia di cittadini ucraini, mentre oltre 6 milioni vivono come rifugiati all’estero. Anche se Kiev preferisce non rivelare le cifre delle perdite militari, dai rapporti di intelligence delle forze occidentali risulta che decine, se non centinaia, di migliaia di persone sono state ferite o uccise da entrambe le parti. Si tratta del conflitto più grande che l’Europa ha conosciuto dalla fine della seconda guerra mondiale.
L’invio di undicimila soldati nordcoreani a supporto delle truppe russe fa temere un allargamento ulteriore del fronte. “Questo contingente può crescere in numero fino a 100mila”, ha affermato Zelensky in collegamento con gli eurodeputati riuniti a Bruxelles. Il coinvolgimento delle truppe spedite da Kim Jong Un è stato uno dei fattori che ha spinto Biden ad autorizzare l’utilizzo dei missili a lungo raggio, capaci di raggiungere obiettivi fino a 300 chilometri di distanza.
La necessità per l’Ucraina di colpire obiettivi in Russia
Il presidente ucraino all’inizio dell’autunno aveva presentato ai leader europei il suo “piano per la pace”, una formulazione che però vacilla con Trump come presidente degli Stati Uniti. Per questo motivo è diventato ancor più essenziale per lui insistere con i partner europei, alle prese però sia con crisi politiche interne, come sta avvenendo in Germania, sia con problemi trasversali che toccano il funzionamento stesso delle istituzioni europee. Ma l’Ucraina sa di non poter aspettare.
“Senza incendi nei depositi di demolizioni sul territorio Russo, senza attacchi alla logistica militare russa, senza che le sue basi aree siano distrutte, senza perdere la capacità di produrre missili e droni e senza che i suoi asset siano confiscati, la Russia non avrà una motivazione ad impegnarsi in negoziati sensati”, ha sottolineato Zelensky di fronte agli europarlamentari.
Francia e Regno Unito potrebbero a breve eliminare le restrizioni sugli armamenti a lungo raggio già forniti, ma vanno convinti anche altri partner europei, soprattutto se Washington dovesse tirarsi indietro. L’altra richiesta del presidente ucraino riguarda le “sanzioni” contro la cosiddetta “flotta ombra” di petroliere, grazie alla quale Mosca riesce ad aggirare le misure restrittive adottate dall’Ue per ridurre gli introiti ricavati dall’esportazione di greggio.
La nuova dottrina nucleare di Putin allontana la pace
L’obiettivo dell’Ucraina è quello di superare l’inverno e potersi sedere al tavolo dei negoziati con un “fattore chiave” in grado di far sentire minacciato Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha dato prova però di essere disponibile ad alzare ulteriormente l’asticella. Subito dopo l’autorizzazione di Biden ai missili a lungo raggio, ha firmato il decreto che formalizza la sua nuova dottrina nucleare, che estende la possibilità di usare le armi nucleari in caso di attacco aereo “massiccio” da parte di un Paese non nucleare sostenuto da una potenza nucleare. I riferimenti all’Ucraina e agli Stati Uniti sono evidenti. Mosca ha chiesto la resa e la “smilitarizzazione”dell’Ucraina, la restituzione alla Russia dei territori ucraini occupati, l’abbandono delle ambizioni di Kiev ad entrare nella Nato. Zelensky non intende cedere a queste richieste.
“L’Ucraina non si sottometterà mai agli occupanti e l’esercito russo sarà punito per aver violato il diritto internazionale”, ha fatto sapere oggi il ministero degli Esteri del Paese. Ha sottolineato anche che la sicurezza internazionale dipende dal ‘ripristino dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina’. Mosca, ha messo in evidenza, ha approfittato della guerra per costruire un’alleanza militare con la Corea del Nord e l’Iran. La prospettiva che la guerra possa chiudersi il prossimo anno, come si augura Zelensky, sembra ben più distante rispetto al rischio che la minaccia diventi globale, con il conflitto che potrebbe estendersi o comunque destabilizzare ulteriormente l’Europa, il Sud-est asiatico e il Medio Oriente.