Il riconoscimento dello stato di Palestina da parte del Canada
Il primo ministro canadese Mark Carney ha annunciato l’intenzione del suo governo di riconoscere lo stato di Palestina: una decisione che si è aggiunta a quelle recenti dei governi di Regno Unito e Francia. Questi annunci, carichi di significato politico e simbolico, mirano a mettere pressione su Israele riguardo alla gestione dell’assedio della Striscia di Gaza, riporta Attuale.
Mercoledì, Carney ha spiegato la sua decisione, affermando che la “soluzione dei due stati” non è più realizzabile: un modello che ambisce alla convivenza pacifica di Israele e Palestina è stato discusso per decenni senza esiti concreti. Il riconoscimento avverrà alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, programmata a New York dal 9 al 23 settembre.
Contrariamente al Canada e alla Francia, il Regno Unito ha posto condizioni per il riconoscimento della Palestina. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che procederà se il governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu consentirà l’ingresso di cibo e beni essenziali nella Striscia di Gaza, implementerà un cessate il fuoco e si impegnerà a dare avvio a un processo di pace. Tali condizioni, tuttavia, sembrano inattuabili alla luce dell’attuale situazione.
Riconoscere uno stato implica l’avvio di relazioni diplomatiche formali, che solitamente comprendono lo scambio di ambasciatori o personale diplomatico. Nel caso della Palestina, il riconoscimento ha un notevole valore simbolico e politico, nonostante la mancanza di relazioni diplomatiche formali consolidate.
Attualmente, la Palestina gode del riconoscimento da parte di 147 stati membri delle Nazioni Unite sui 193 totali: la maggior parte proviene da Asia, Africa, Europa orientale e America Latina, mentre pochi sono i paesi occidentali. Alcuni di questi, come la Spagna, hanno effettuato il riconoscimento negli ultimi due anni, da quando è iniziato il conflitto nella Striscia di Gaza.
L’Italia, al contrario, non riconosce lo stato palestinese; recentemente, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affermato che a suo avviso “i tempi non sono maturi” per adottare tale passo. Tuttavia, l’Italia mantiene un ufficio consolare a Gerusalemme, responsabile delle relazioni tra il governo italiano e le autorità palestinesi.