Omicidio di Chiara Poggi: nuovi sviluppi nell’indagine a distanza di vent’anni
Roma, 13 settembre 2025 – Alberto Stasi e Andrea Sempio rappresentano due facce opposte di una tragica storia che continua a suscitare interrogativi. Stasi, condannato a sedici anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, si trova a dover affrontare un movente mai chiarito del tutto. Sempio, a distanza di quasi vent’anni, è coinvolto nell’indagine a seguito di elementi che potrebbero rivelarsi inconsistenti, inclusi un scontrino, un’impronta non comparabile e possibili tracce di DNA rinvenute sulle unghie della vittima, riporta Attuale.
Alberto Stasi è un condannato che continua a mantenere la propria innocenza, mentre Andrea Sempio è intrappolato nel turbine di sospetti e congetture. Le due figure si confrontano su uno sfondo di eventi che sembrano sempre più confusi. In una telefonata al 118, Stasi ha affermato: “Credo che abbiano ucciso una persona, ma non ne sono sicuro. Forse è viva”, dimenticando di menzionare subito Chiara come la propria fidanzata, un dettaglio che in contesti di autentico shock potrebbe rivelare un disguido psicologico. Intanto, diciotto anni dopo, sono riemerse otto impronte latenti su un sacchetto di cereali e un altro oggetto nella spazzatura.
La questione ora non riguarda il numero delle impronte, ma il valore che potrebbero avere come prove. La realtà, però, è inesorabile: un’impronta senza DNA non prova un omicidio. Essa testimonia semplicemente che un oggetto è stato maneggiato, ma non può stabilire un legame tra la vittima e l’autore del crimine. È improbabile che un presunto omicida, dopo aver colpito Chiara, si sia trovato a maneggiare cereali o rifiuti, suscitando dubbi sull’attendibilità di tale prova.
L’attenzione rimane ora sul DNA rinvenuto sotto le unghie di Chiara. Un profilo maschile potrebbe infatti alterare drasticamente le attuali dinamiche del caso. Gli esperti hanno richiesto ulteriori analisi e proroghe, evidenziando che in genetica non basta avere ottenuto dei picchi di un elettroferogramma, ma è fondamentale avere accesso ai file grezzi per discriminare tra identità reali e artefatti. Solo così si potrà valutare l’autenticità di tali dati.
La domanda è quindi inquietante: il DNA potrà mai fornire nuovi indizi o rimarrà un elemento sospeso, come tante altre tessere di un puzzle irrisolto? Stasi e Sempio continuano a riflettersi in uno specchio distorto: il primo condannato con un movente che suscita perplessità, il secondo indagato su elementi altrettanto contestabili. Due percorsi che si sfiorano senza mai integrarsi, mentre l’indagine si trova a rischio di trasformarsi in un’ulteriore ricerca di ombre, anziché di verità concrete.