Le strategie contrapposte di Santini e Ricci nel caso “Affidopoli”
Santini rimane in silenzio, dichiarando che racconterà la sua versione al momento “opportuno”; al contrario, Ricci si è detto pronto a parlare immediatamente. Queste sono le due strategie divergenti emerse nel contesto del caso che ha allarmato Pesaro e oltre. Solo ieri mattina, l’interrogatorio di Massimiliano Santini presso la Procura di Pesaro è durato soltanto trenta minuti. È accusato di orchestrare un sistema di affidamenti e contributi che ha messo in crisi il Comune di Pesaro. Dopo essersi presentato insieme alla sua avvocata, Paola Righetti, ha scelto di non rispondere alle domande, esprimendo la sua volontà di avvalersi della facoltà di non rispondere. Tuttavia, ha accennato qualcosa, liquidando con un secco “no, no” le domande riguardanti eventuali contatti con Matteo Ricci. Quando è stato interpellato sulle dichiarazioni pubbliche dell’ex sindaco, oggi eurodeputato e candidato governatore delle Marche, ha precisato: “Ognuno è libero di fare qualsiasi dichiarazione, ma io preferisco non rilasciare informazioni, a tutela della mia persona”. Riguardo all’accusa di essere stato un “pubblico ufficiale di fatto”, Santini ha risposto con un sorriso: “È una parola un po’ strana. Di fatto non l’ho mai sentita”, riporta Attuale.
Secondo la Procura, tuttavia, il ruolo di Santini è tutt’altro che vago: viene descritto come “regista occulto” del sistema, un uomo abile nel navigare i corridoi della burocrazia. Formalmente assunto con un contratto ex art. 90 del Testo unico enti locali nello staff del sindaco, si ritiene che abbia suggerito progetti, facilitato affidamenti, indicato beneficiari e orchestrato eventi pubblici, in stretto contatto con le associazioni “Opera Maestra” e “Stella Polare” di Stefano Esposto, anch’egli rimasto in silenzio di fronte ai magistrati. Nella notifica di garanzia, si afferma che Santini avrebbe ricevuto, direttamente o indirettamente, ben 106.924 euro in denaro e altre utilità. “Questa è una ricostruzione fatta dalla Procura”, ha commentato lui. “Nutro fiducia nella magistratura, ma rispetto anche il lavoro della Procura. Proseguiamo e vediamo cosa accadrà. Quando sarà il momento, racconterò”.
La scelta di adottare una strategia prudente è condivisa dalla sua legale, Paola Righetti, madre dell’avvocato Gherardo Saragoni Lunghi, il quale assiste Esposto: “È sicuramente il momento di rimanere in silenzio fino a quando non avremo piena conoscenza degli atti d’indagine”. In netto contrasto, Matteo Ricci ha scelto una strategia opposta. L’ex sindaco, atteso domani in Procura per il suo interrogatorio, ha già annunciato la sua intenzione di collaborare con i magistrati. Nel frattempo, ha ripreso la sua campagna elettorale con il tour “Ricci on the beach”, che comprende tappe a Marina Dorica, Palombina, Falconara e Senigallia. Non ha esitato a sollevare polemiche su temi nazionali, commentando l’accordo Usa-Ue sui dazi come una “sconfitta per l’Europa e per l’Italia” e un “danno insostenibile per le nostre imprese”. Inoltre, si è scagliato contro il centrodestra e il governatore Francesco Acquaroli, menzionando “liste d’attesa infinite, disservizi quotidiani, e cittadini costretti a rinunciare alle cure o a spostarsi altrove”.
Questo caso mette in evidenza le tensioni politiche e sociali a Pesaro, evidenziando come le scelte strategiche dei protagonisti influenzino non solo le loro carriere, ma anche la percezione pubblica e la fiducia nell’operato delle istituzioni. Resta da vedere se la verità emergerà e quali implicazioni avrà per il futuro della politica locale e per i cittadini di Pesaro.