Il caso Saman: omicidio premeditato da parte del clan familiare per la sua libertà

10.09.2025 06:25
Il caso Saman: omicidio premeditato da parte del clan familiare per la sua libertà

Orrore a Novellara: i genitori di Saman Abbas condannati all’ergastolo per omicidio premeditato

Il tragico caso di Saman Abbas, la giovane pachistana di 18 anni assassinata il primo maggio 2021 a Novellara (Reggio Emilia), ha finalmente visto una conclusione importante, con la condanna all’ergastolo dei suoi genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen. La Corte d’Assise d’Appello ha riconosciuto l’omicidio come un atto premeditato e pianificato dal clan familiare, motivato dal desiderio di Saman di vivere una vita indipendente e in contrasto con i valori tradizionali della sua famiglia, riporta Attuale.

La sentenza è stata emessa dal giudice Domenico Pasquale Stigliano, che ha sottolineato come la decisione di uccidere Saman sia stata presa “con fredda lucidità” dopo un lungo periodo di pianificazione. I genitori, fuggiti nel loro paese d’origine subito dopo il delitto, sono stati arrestati e successivamente estradati in Italia. Oltre all’omicidio, sono stati condannati anche per soppressione di cadavere, considerando l’aggravante della premeditazione e dei motivi abietti.

I cugini di Saman, Noman Ul Haq e Ikram Ijaz, inizialmente assolti, sono stati anch’essi giudicati colpevoli in Appello e condannati all’ergastolo per omicidio e soppressione di cadavere, con aggravanti simili. La pena per il cognato Danish Hasnain, che ha rivelato la posizione del corpo di Saman un anno e mezzo dopo l’omicidio, è stata aumentata da 14 a 22 anni di detenzione. Le difese hanno la possibilità di ricorrere in Cassazione per rivedere le condanne.

Ali Haider, il fratello di Saman, riconosciuto parte civile, ha ottenuto una provvisionale. In primo grado, non era stato considerato credibile, ma in Appello la Corte ha ritenuto che la testimonianza del giovane, allora minorenne, fosse “articolata e coerente”. Il giudice ha evidenziato che Ali Haider non era coinvolto nel piano di omicidio, anzi, considerato un “impiccio” dai familiari nel perseguire il crimine.

Le dichiarazioni spontanee dei genitori, che erano a conoscenza della relazione di Saman con Ayub Saqib, un fidanzato conosciuto online, hanno avuto un ruolo cruciale nella decisione della Corte. Significativamente, le prove raccolte dalle telecamere di sorveglianza hanno indicato che i genitori non hanno partecipato attivamente all’omicidio, mentre altri familiari, insieme allo zio, avrebbero agito concretamente. Secondo l’esperto archeologo forense Dominic Salsarola, il seppellimento richiese l’intervento di almeno due persone, e la fossa, scavata “mentre Saman era ancora viva”, mostrava segni di un intervento immediato e coordinato.

1 Comments

  1. Una tragedia immensa. È incredibile pensare che i genitori possano arrivare a tanto per imporre i propri valori su una giovane donna. Ma alla fine, giustizia è stata fatta, anche se trovo difficile credere che possa mai esserci una vera “giustizia” in storie così orribili… Che mondo triste.

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