Il centrodestra in crisi in Veneto: Zaia sottrae voti a Lega e Forza Italia

16.07.2025 06:15
Il centrodestra in crisi in Veneto: Zaia sottrae voti a Lega e Forza Italia

La complessità della situazione politica nel Veneto

Il tema è sul tavolo e oggi i leader del centrodestra si riuniranno per cercare di affrontarlo. Sempre che cause impreviste – come la necessità di non concludere la partita con troppi danni – non suggeriscano di posticipare ulteriormente la decisione. Matteo Salvini, desideroso di arrivare a una conclusione, conferma l’incontro a Palazzo Chigi, dove si discuterà soprattutto delle regionali. “Presento il buon governo della Lega in numerosi territori. Non impongo nulla a nessuno, specialmente in Veneto, dove il Carroccio può contare su 161 sindaci e oltre mille amministratori locali. Una squadra che vince non si cambia”, afferma. Pertanto, senza imprevisti, il vertice avrà luogo, ma è meno certo che riuscirà a risolvere la questione riguardante Luca Zaia. I premi di consolazione offerti fino a questo momento per la dolorosa perdita del quarto mandato non hanno soddisfatto le sue aspirazioni. La presidenza del Sace non gli interessa attualmente, mentre l’ipotesi legata all’Eni non sembra convincerlo del tutto, ma è chiaro che il governatore, profondamente radicato nel Veneto, non intende trasferirsi a Venezia, nonostante qualcuno lo abbia proposto come candidato sindaco.

Qui si presenta il vero problema: l’idea che l’amato governatore ha in mente è quella di formare una lista per il consiglio regionale con il suo nome a sostegno del candidato del centrodestra, magari come capolista. Un’idea che spaventa molti: questa lista potrebbe prosciugare i voti di tutti i partiti, in particolare di Forza Italia e Lega, oltre a pescare voti anche in altri ambiti. Inoltre, un eventuale successo elettorale lo trasformerebbe in una sorta di sovrano ombra. Insomma, se c’è una cosa su cui la destra veneta è unita è la necessità di fermare Luca Zaia. Semplice a dirsi, ma estremamente complesso da realizzare. E non basta: resta anche da definire il nome del candidato. L’eredità del governatore uscente è ambita da tutti: Forza Italia propende per Flavio Tosi, pur non avendo molte speranze, mentre FdI sembra sperare di assicurarsi la presidenza: sebbene la premier sembri consapevole di lasciare il Veneto alla Lega in cambio della Lombardia nel 2028, le sue truppe sul campo non sembrano altrettanto convinte. Salvini punta a inserire un suo uomo, Alberto Stefani, ma molti aspirano alla torta veneta, e Zaia detiene i voti. Egli ha in mente il nome di Mario Conte, sindaco di Treviso, che è visto come un candidato affidabile dal viceré. Non è un caso che sottolinei l’importanza di mantenere la continuità: “Amministro il Veneto dal 2010, e i risultati sono evidenti. Questa è un’eredità che deve essere rispettata, così come va preservato il legame non solo con i miei elettori ma con tutti i veneti”. Questa diventa la configurazione della scacchiera: sperare di risolvere il rebus in un pranzo è senza dubbio un’aspettativa ambiziosa.

Ma il problema non si limita solo al Veneto; c’è un’altra questione, con maggiori probabilità di risoluzione nel vertice: l’election day. Zaia insiste: “È sensato che sei regioni votino lo stesso giorno”. Ha ragione, ma ogni governatore ha proprie necessità politiche. Circa la situazione nel resto delle regioni, la situazione sembra quasi definita: in Toscana il candidato è Alessandro Tomasi (FdI), in Campania il viceministro Edmondo Cirielli (FdI) si prepara, e in Puglia i forzisti puntano su Mauro D’Attis, mentre nelle Marche il centrodestra è pronto per il bis del governatore Francesco Acquaroli (FdI).

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