In Cile, il ballottaggio presidenziale si avvicina con forti contrasti politici
Domenica, quasi 16 milioni di cileni si recheranno alle urne per scegliere il prossimo presidente del paese, che a marzo succederà a Gabriel Boric. Al ballottaggio sono arrivati due candidati politicamente molto distanti: la comunista Jeannette Jara e il leader dell’estrema destra José Antonio Kast, il quale risulta favorito secondo i sondaggi, riporta Attuale.
Kast, già candidato alle presidenziali quattro anni fa, fu sconfitto da Boric al ballottaggio. Le sue origini familiari destano preoccupazioni: suo padre era iscritto al partito nazista in Germania e suo fratello ricoprì ruoli di rilievo durante la dittatura di Augusto Pinochet. Jara, ex ministra del Lavoro, rappresenta la continuità con un governo attualmente impopolare. In un contesto dove il suo essere comunista rimane un tabù, i sondaggi indicano che il passato di Jara pesa maggiormente rispetto alle posizioni revisioniste di Kast sulla dittatura.
Nonostante i sondaggi, al primo turno si è notato che le previsioni non erano completamente affidabili; anzi, hanno sottostimato il populista Franco Parisi, che ha ottenuto quasi il 20% dei voti. Il voto obbligatorio, con pene per chi non partecipa, include un’ampia parte di elettori poco interessati alla politica, rendendo il risultato finale piuttosto incerto. Se Kast dovesse perdere, risulterebbe una grande sorpresa. Jara ha ottenuto il 27% dei voti al primo turno, seguita da Kast con il 24%; tuttavia, è probabile che Kast riceva il sostegno di altri candidati di destra, come la moderata Evelyn Matthei e l’estremista Johannes Kaiser.
In questa tornata elettorale, i temi al centro del dibattito sono cambiati: se quattro anni fa si discuteva di diritti delle minoranze e di giustizia sociale, oggi la priorità è posta sulla sicurezza e sull’economia. Kast ha orientato la sua campagna su questi argomenti, evitando questioni delicate come l’aborto e i matrimoni omosessuali, e proponendo amnistia per i crimini della dittatura. Nelle precedenti elezioni, tali posizioni avevano alimentato proteste contro di lui e favorito Boric.
Come osservato da Patricio Fernández, sul quotidiano spagnolo El País, in Cile le elezioni, caratterizzate da scelte binarie, hanno sempre visto prevalere una “posizione reattiva”. Negli ultimi quindici anni, il paese vota non per sostenere un candidato, ma contro un altro. Questa dinamica ha influito anche nei referendum sulle nuove costituzioni, entrambe respinte.
Attualmente, i cittadini stanno rifiutando il governo di sinistra uscente, inizialmente accolto con grandi aspettative. Sebbene Jara cerchi di evidenziare alcuni successi del governo, come la riforma delle pensioni, il sentimento generale evidenzia una profonda insoddisfazione, in particolare riguardo alla crescente criminalità, influenzata da gruppi criminali transnazionali.
Kast, fondatore del partito Repubblicano, ha impostato la sua campagna su misure drastiche, promettendo l’espulsione di oltre 300,000 immigrati irregolari e un approccio rigido della polizia. In campo economico, sostiene un modello liberista, con riduzioni fiscali e un forte impulso all’iniziativa privata.
Media e politici di sinistra sottolineano che Kast sarebbe il primo presidente a sostenere la continuazione della dittatura di Pinochet nel referendum del 1988. Negli ultimi mesi, però, ha evitato di approfondire questo argomento per concentrarsi sui legami con diversi leader di destra a livello mondiale.
Se le proiezioni si riveleranno corrette e Kast vincerà, dovrà comunque confrontarsi con un parlamento in cui la maggioranza non è netta. Le elezioni sono concomitanti con il primo turno presidenziale e nel Senato si assiste a un equilibrio tra destra e sinistra. Kast ha già annunciato un piano intitolato Desafío 90, per avviare un cambiamento radicale nei primi tre mesi di governo, ispirandosi a modelli di leader come Donald Trump e Javier Milei.
Mah, la situazione in Cile è davvero preoccupante… Due candidati così distanti ideologicamente. Kast che sembra tornare a tirare fuori il passato di Pinochet, e Jara che non riesce a scrollarsi di dosso l’etichetta di comunista. E poi che dire dei sondaggi? Non è mai facile prevedere come va a finire…