Secondo le previsioni dell’Oim nel primo mese di gennaio un milione di persone potrebbero decidere di rientrare in patria, cosa che potrebbe creare anche dei problemi al Paese
La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria continua a creare speranza tra i tanti siriani fuggiti dal Paese e dalla guerra civile. Decine di migliaia stanno tornando con l’auspicio che possa iniziare una nuova era di pace, tolleranza e prosperità. Oltre 25mila siriani rifugiati in Turchia sono rientrati in Siria solo nelle ultime due settimane. Il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, in un’intervista con Anadolu ha ricordato che sono ancora 2.920.119 i siriani che vivono nella penisola anatolica sotto regime di protezione temporanea.
Il piano della Turchia
Ankara è in stretto contatto con i nuovi leader siriani e si sta concentrando sul ritorno volontario dei rifugiati. A tale scopo, Yerlikaya ha dichiarato che sarà istituito un ufficio per la migrazione presso l’ambasciata e il consolato turco a Damasco e Aleppo, così da poter tenere traccia di coloro che rientrano. La Turchia ha riaperto la sua ambasciata a Damasco, quasi una settimana dopo che Assad è stato rovesciato dalle forze sostenute da Ankara e 12 anni dopo la chiusura dell’avamposto diplomatico all’inizio della guerra civile siriana.
Yerlikaya ha spiegato che un membro per ogni famiglia avrà il diritto di entrare e uscire dalla Siria fino a tre volte tra il primo gennaio e il luglio 2025, così da valutare la situazione e preparare un rimpatrio definitivo, in conformità con un regolamento che sarà redatto su indicazione del presidente Recep Tayyip Erdoğan. I siriani che torneranno potranno portare con sé i propri beni e veicoli, ha aggiunto il ministro.
Regime rovesciato
Il 27 novembre, l’opposizione armata siriana guidata da Abu Mohammed al-Golani ha lanciato un’offensiva su larga scala contro le forze governative nelle province di Aleppo e Idlib. La sera del 7 dicembre, gli oppositori del presidente Assad hanno conquistato diverse città strategiche, tra cui Aleppo, Hama, Daraa e Homs.
L’8 dicembre sono entrati a Damasco, costringendo l’esercito a ritirarsi dalla capitale. Assad si è dimesso e ha lasciato il Paese. Da allora, gli Stati europei, tra cui Germania, Regno Unito, Francia e Italia, hanno deciso di sospendere le richieste di asilo da parte dei cittadini siriani, mentre l’Austria ha annunciato che si sta preparando a espellere circa 100mila rifugiati dal Paese.
Il controesodo
Circa 1,3 milioni di rifugiati siriani vivono in Europa, mentre altri 4,8 milioni risiedono nei Paesi limitrofi. Molti di loro hanno scelto di tornare spontaneamente e, secondo le previsioni, altri seguiranno. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) delle Nazioni Unite, al 17 dicembre circa 100mila rifugiati erano già tornati in Siria dai Paesi vicini, ma si tratta di stime approssimative, poiché alcuni potrebbero essere rientrati senza registrarsi.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati prevede che quasi 1 milione di persone torneranno in Siria tra gennaio e giugno 2025. Tuttavia, questo controesodo potrebbe rappresentare una sfida per il Paese. “Riteniamo che il ritorno di milioni di persone creerebbe un conflitto all’interno di una società già fragile”, ha avvertito Amy Pope, direttore generale dell’Oim, durante un incontro con la stampa a Ginevra dopo un viaggio nel Paese. “Non stiamo promuovendo rimpatri su larga scala. Le comunità, francamente, non sono pronte ad assorbire le persone sfollate”.