Il deserto al posto del lago: il disastro ecologico del lago d’Aral in Uzbekistan

21.10.2025 17:25
Il deserto al posto del lago: il disastro ecologico del lago d'Aral in Uzbekistan

Il Lago d’Aral: Decadenza e Realtà di un Ecosistema in Crisi

Negli anni ’50, il lago d’Aral in Uzbekistan rappresentava il cuore pulsante della pesca sovietica, sostenendo circa 10.000 pescatori e producendo annualmente 48.000 tonnellate di pesce, affermandosi come una risorsa cruciale per l’intera Unione Sovietica. La sua economia prosperava attorno alla città portuale di Munyak, dove le fabbriche lavoravano il pesce per la conservazione e l’essiccazione. Oggi, il Karakalpakstan, la regione di riferimento, è diventato un simbolo di povertà e degrado, con l’industria della pesca ormai scomparsa e la popolazione rimasta in trappola in una crisi economica cronica, riporta Attuale.

Il disastro ecologico del lago d’Aral ha stravolto l’economia locale, con oltre 16.000 persone disoccupate nel settore della pesca e dell’indotto alla fine degli anni ’60. Né il pesce né il lago esistono più, poiché gli interventi umani hanno deviato le acque dei fiumi per l’irrigazione dei campi di cotone, causando un prosciugamento disastroso. Oggi, la regione è afflitta da un’emigrazione forzata verso il Kazakistan e la Russia, come unica via di sopravvivenza.

La situazione in località come Urga, un insediamento abbandonato, evidenzia le conseguenze di questa crisi. Qui, ex residenti e pescatori si sono trasformati in custodi di una riserva ornitologica, mentre la scarsità di risorse continua a minacciare la vita quotidiana. Urga, un tempo fiorente, ospita ora solo una manciata di persone che cercano di adattarsi a una nuova realtà, basandosi su quanto resta dell’industria ittica.

Il Cimitero del Lago è un altro memento del passato: i resti di un ecosistema un tempo vibrante ora giacciono in un deserto che avanza inesorabile. Mentre le aziende energetiche, in collaborazione con il governo uzbeko, estraggono gas naturale dalle viscere di quel che era il lago, gli operai specializzati scivolano via, sostituiti da lavoratori temporanei, contribuendo ben poco all’economia locale.

Il villaggio di Kubla-Ustyurt, isolato e lontano dai centri urbani, rappresenta il coraggio di una popolazione che lotta per mantenere vive le tradizioni. Gli abitanti affrontano la vita senza acqua corrente e con energia solare, mentre il loro attaccamento alla terra rimane forte nonostante le sfide quotidiane. Gli incentivi governativi per aprire esercizi commerciali non sono riusciti a invertire la tendenza, lasciando la regione in una spirale di declino.

Secondo Darina Solod, direttrice del sito di informazione indipendente Hook.report, la mancanza di trasparenza nei fondi pubblici aggravano la crisi. “Se sommassimo tutti i soldi che il governo ha annunciato che avrebbe investito nella regione, ci sarebbe una cifra altissima. Ma non c’è mai chiarezza su come siano spesi”, afferma Solod, riflettendo le preoccupazioni della comunità.

Nel contesto più ampio, la crisi in Karakalpakstan è esacerbata da una salute pubblica precaria: mortalità infantile altissima negli anni ’90 e tassi di malattie molto superiori alla norma compongono un quadro preoccupante. Le conseguenze del prosciugamento del lago, unitamente a residui tossici, hanno compromesso vaste aree agricole, lasciando la popolazione a contare su risorse sempre più esigue.

Nel panorama politico, la regione ha vissuto una serie di tensioni, culminate nella protesta del 2022 a Nukus contro una proposta di modifica costituzionale. La repressione delle manifestazioni ha messo in luce il malcontento latente e la richiesta di maggiore autonomia.

Oggi, la chiusura di qualsiasi prospettiva di recupero del lago d’Aral sembra definitiva, mentre gli sforzi della comunità internazionale e delle ONG per una salvaguardia ambientale restano insufficienti. L’influenza crescente della Cina, che sta collaborando con l’Uzbekistan in progetti di agricoltura sostenibile, offre però una vaga speranza per un futuro migliore in una regione trincerata dalla miseria.

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