Garlasco (Pavia), 15 luglio 2025 – Sono emerse novità significative nel caso del delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007: è stato rinvenuto un Dna maschile non identificato all’interno del cavo orale della vittima. Le analisi genetiche hanno confermato la presenza di un profilo genetico che non risulta riconducibile né ad Alberto Stasi, che sta scontando una condanna, né ad Andrea Sempio, attualmente sotto indagine in questo nuovo sviluppo delle indagini, né alle persone vicino a lui, riporta Attuale.
Adesso, le autorità si preparano a un confronto del Dna con almeno 30 individui che hanno avuto contatti con il corpo, inclusi i tecnici che si sono occupati della riesumazione e dell’acquisizione delle impronte dattiloscopiche. Questo passaggio è cruciale per garantire che coloro che sono entrati in contatto con il cadavere siano analizzati, al fine di escludere qualsiasi contaminazione.
Cosa si evince dalla garza
Risultati significativi sono stati ottenuti dall’analisi della garza utilizzata per raccogliere il materiale genetico della giovane. Tra i cinque risultati ottenuti, tre sono stati considerati ‘utili’, mentre uno ha evidenziato un possibile inquinamento. Queste informazioni sono state comunicate nella corrispondenza della genetista Denise Albani, designata dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, a consulenti e alla famiglia della vittima.
La garza, di pochi centimetri, utilizzata durante l’autopsia ha subito cinque prelievi. Uno di questi ha mostrato un aplotipo Y compatibile per il 99% con Ernesto Gabriele Ferrari, il medico legale, mentre un altro campione presentava una traccia mista di Ferrari e del materiale ignoto. Tuttavia, si evidenzia che la quantità di materiale rinvenuto è molto ridotta, suggerendo che la garza era già contaminata prima di essere utilizzata per l’autopsia.
Possibile contaminazione o nuova pista?
Attualmente, gli inquirenti stanno valutando se questo Dna possa costituire una nuova pista investigativa o se rappresenti un inquinamento avvenuto post-mortem. Questa possibilità è supportata dalla modalità di raccolta del Dna, che è stata effettuata con una garza, considerata inadatta da Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, il quale ha sottolineato che tale metodo potrebbe aver raccolto residui genetici di più soggetti.
Test su almeno 30 persone
Le comparazioni del Dna saranno condotte su almeno trenta individui che hanno avuto accesso diretto alla scena del crimine o al corpo di Chiara Poggi, inclusi medici legali, tecnici della scientifica e soccorritori coinvolti nella riesumazione. L’obiettivo è duplice: escludere possibili contaminazioni ambientali e cercare il portatore del profilo genetico sconosciuto.
Risultati negativi già emersi
Fino ad oggi, i test genetici eseguiti non hanno rivelato collegamenti con Alberto Stasi o Andrea Sempio. I loro profili genetici sono completamente differenti da quello definito “ignoto 3”. Questa evidenza avvalora l’ipotesi di un soggetto non considerato in precedenza o di contaminazione causata da negligenze nelle procedure investigative.