La crescente violenza in Cisgiordania documentata da un veterano fotografo
DALLA NOSTRA INVIATA
GERUSALEMME Negli ultimi giorni, Jaafar Ashtiyeh ha dichiarato che il conflitto in Cisgiordania sta diventando sempre più sanguinoso. “In 30 anni di lavoro sul campo, non ho mai visto un livello di violenza così alto”, ha affermato, riporta Attuale.
Ashtiyeh, veterano del fotogiornalismo, continua a lavorare nonostante le recenti aggressioni. La settimana scorsa, un articolo apparso su Hareetz ha riportato la sua testimonianza, e nonostante l’attenzione ricevuta, ha sottolineato l’importanza di rimanere sul campo. “Preferirei che ci sentissimo più tardi, ora sono impegnato a lavorare”, ha aggiunto, preoccupato per la situazione attuale. Dopo aver subito un grave infortunio, sia i suoi datori di lavoro, l’agenzia fotografica francese Afp, sia la sua famiglia hanno tentato di convincerlo a prendersi una pausa, ma lui ha rifiutato. “Mi sono comprato obiettivi più potenti”, ha scherzato mentre rivedeva il materiale fotografico della giornata.
Per oltre tre decenni, Ashtiyeh ha documentato il conflitto della sua terra, una guerra che ha lasciato segni profondi sia sul suo corpo che sulla sua anima. Negli ultimi anni, il periodo della raccolta delle olive è diventato critico, poiché i coloni israeliani minacciano e aggrediscono i raccoglitori palestinesi. Quest’autunno, in particolare, la situazione è sfuggita al controllo; “anziani, donne e bambini vengono picchiati, minacciati e feriti”, ha spiegato il fotografo, sottolineando che “una delle cose che mi fa più male è quando bruciano gli alberi”.
Ashtiyeh ha condiviso che spesso si nasconde mentre scatta fotografie, sapendo che a uno dei suoi colleghi sono state confiscate le macchine fotografiche dai coloni: “Non c’è modo di riaverle”. Tuttavia, anche stare a distanza non sempre è sufficiente. “I teleobiettivi aiutano, ma ultimamente non bastano”. Recentemente, ha catturato un’immagine di un colono mascherato che lancia una pietra, mentre i soldati rimangono inattivi dietro di lui. “Una fotografia perfetta, sia dal punto di vista tecnico che giornalistico”, ha commentato.
La guerra, tuttavia, consuma vita e vorrei vederti sopraffatto dal conflitto. Circa un mese fa, Ashtiyeh è stato aggredito da un gruppo di coloni che hanno dato fuoco alla sua auto davanti ai suoi occhi. “Se non fossi scappato, sarei stato ucciso”, ha dichiarato. “È stata una giornata lunga”, ha detto, cercando di sdrammatizzare. “Ma davvero, tutto ti passa davanti come un film”.
Nato 57 anni fa nel villaggio di Salem, vicino a Nablus, Ashtiyeh ha iniziato la sua carriera da fotografo senza una formazione formale nel settore, avendo studiato economia. Nel 1996, noleggiò la sua prima macchina fotografica e si unì all’Afp, scegliendo di documentare il mondo in cui viveva, nel tentativo di contribuire a un cambiamento per la sua gente. Oggi, mentre la lista dei suoi premi si allunga, Ashtiyeh riflette su quanto abbia visto di morte e continua a cercare momenti di felicità, come quando ha fotografato la gioia dei prigionieri palestinesi che tornano a casa.
Due anni fa, anche suo figlio Zain Jaafar ha iniziato a lavorare come fotografo per l’Afp nella regione di Ramallah. “Lui è un prodotto della generazione digitale”, dice orgoglioso il padre. “Ma quando lo vedo lavorare, inevitabilmente mi preoccupo”. Malgrado i rischi, Jaafar senior cerca di evitare pericoli, ma si rende conto che non può fare a meno della sua passione: “Ogni volta ci ricado, è la mia vita”.