Colpo di stato in Madagascar: l’esercito si schiera con i manifestanti contro il governo
Il governo del Madagascar ha dichiarato di essere di fronte a un «colpo di stato illegale», dopo che un’unità d’élite dell’esercito, nota come CAPSAT, ha solidarizzato sabato con i manifestanti che da settimane protestano contro il regime attuale. Non è chiaro se questa dichiarazione sia una strategia per isolare l’unità militare ribelle o se ci siano reali tentativi di destituzione del governo, riporta Attuale.
CAPSAT aveva già sostenuto l’attuale presidente Andry Rajoelina durante un colpo di stato nel 2009. Tuttavia, a partire dal mese scorso, il presidente è sottoposto a crescenti pressioni a causa delle persistenti proteste per la mancanza di acqua potabile e delle frequenti interruzioni di corrente elettrica, che in alcune regioni dell’isola possono durare anche 12 ore al giorno. I dimostranti hanno richiesto le dimissioni di Rajoelina, il quale ha prima sostituito il governo e successivamente represso le manifestazioni con la forza, portando a decine di morti negli ultimi giorni.
Il messaggio aperto di CAPSAT, diffuso sabato, ha esortato tutte le forze armate a «smettere di essere pagati per sparare ai nostri amici, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle», un chiaro riferimento ai manifestanti. La lettera afferma: «Noi militari non svolgiamo più il nostro ruolo (…). Abbiamo scelto di sottometterci ed eseguire gli ordini, anche se illegali, anziché proteggere la popolazione e le sue proprietà».
Il Madagascar, una nazione di 32 milioni di abitanti, è caratterizzato da una grave povertà, con tre quarti della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. Il contesto socio-economico del paese ha amplificato le tensioni, rendendo la situazione potenzialmente esplosiva.
Incredibile quello che sta succedendo in Madagascar… la gente è stanca, non solo della mancanza di acqua, ma anche di un governo che non ascolta. Speriamo che questo movimento porti a un cambiamento reale e non a nuove violenze. E noi qua a preoccuparci per le nostre piccole cose, ma la vera lotta è altrove. Davvero triste!