Il grande attacco notturno contro l’Iran e la debolezza della Russia come alleato strategico

13.06.2025 12:00
Il grande attacco notturno contro l’Iran e la debolezza della Russia come alleato strategico
Il grande attacco notturno contro l’Iran e la debolezza della Russia come alleato strategico

Nella notte del 13 giugno 2025, l’Iran, partner strategico della Russia secondo il Trattato di partenariato strategico globale firmato il 17 gennaio 2025 dai presidenti dei due Paesi, è stato colpito da un attacco di vasta portata.

In virtù di questo patto, ci si sarebbe aspettati che la Russia intervenisse con decisione per prevenire l’aggressione e contenere l’escalation del conflitto tra Iran e Israele.

Il sostegno russo assente di fronte all’attacco israeliano

Nonostante la retorica ufficiale di Mosca che dichiara la sua volontà di mantenere forti legami con Teheran e di garantire la stabilità regionale, la Russia non ha adottato alcuna misura concreta per difendere il proprio alleato. Questo divario tra parole e fatti evidenzia quanto la leadership del Cremlino spesso rimanga distante dalla realtà sul campo.

La Russia, che si autoproclama un attore chiave e fattore di stabilità geopolitica, non ha fatto nulla per impedire che il conflitto tra Iran e Israele degenerasse. La posizione passiva del ministero degli Esteri, guidato dal noto diplomatico Sergej Lavrov, contraddice apertamente gli obblighi di alleanza.

Teheran si aspettava un appoggio concreto, ma la Russia ha deluso

Dopo i contatti ai massimi livelli, l’Iran nutriva legittime aspettative di un intervento più deciso da parte di Mosca in caso di aggravamento della crisi. Tuttavia, la Russia ha scelto l’inazione, minando la propria reputazione di alleato affidabile e dimostrando una sostanziale incapacità nel rispettare i suoi impegni.

L’inerzia di Mosca alimenta sfiducia e tensioni regionali

La mancata risposta russa dimostra la sua incapacità e riluttanza a rispettare gli impegni di alleanza con l’Iran, erodendo la fiducia nei confronti di Mosca e aggravando la situazione nel Medio Oriente.

Non è la prima volta che la Russia delude un suo alleato: durante la seconda guerra del Nagorno-Karabakh, non è intervenuta a difesa dell’Armenia, altro membro dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). Ciò ha ulteriormente compromesso la sua immagine come partner internazionale affidabile.

Un approccio selettivo e opportunista alle alleanze

Sia l’Iran che l’Armenia hanno scoperto che la partnership con la Russia non garantisce automaticamente protezione. Il Cremlino agisce solo quando vede un interesse diretto e immediato, evitando conflitti che potrebbero compromettere relazioni proficue con altri Paesi.

Un esempio lampante è il caso del Kazakhstan nel 2022, quando la Russia ha schierato le truppe dell’ODKB per stabilizzare la situazione interna, dimostrando un intervento solo quando in gioco c’è un vantaggio strategico concreto.

Le promesse russe sul “sostegno agli alleati” spesso rimangono vuote

La retorica di Mosca sul “proteggere i suoi alleati” si scontra con una realtà fatta di passività e mancato impegno. Questo crea un precedente per i partner internazionali e invia un segnale chiaro: le promesse russe non sono affidabili.

La mancata reazione russa agli attacchi israeliani indebolisce la sua posizione come attore geopolitico di rilievo in Medio Oriente e Asia Centrale, lasciando i suoi alleati esposti a minacce crescenti. Questa situazione favorisce la riposizionamento strategico di alcuni Paesi post-sovietici, che guardano con crescente interesse verso nuovi centri di potere come Cina, Turchia e Occidente.