Il rumore e il mal di testa: un legame preoccupante
Roma, 24 novembre 2025 – Un nuovo studio mette in luce il collegamento tra mal di testa e rumore. “Il rumore può scatenare attacchi di emicrania nei soggetti più disposti. In quel momento la persona diventa fonofobica, quindi ipersensibile anche ai suoni. Mi capita di visitare pazienti con questi problemi”, afferma Piero Barbanti, neurologo e direttore dell’Unità per la cura e la ricerca su cefalee e dolore dell’IRCCS San Raffaele di Roma, docente di Neurologia all’Università telematica San Raffaele, riporta Attuale.
Qual è il meccanismo dell’inquinamento acustico?
Barbanti spiega: “La presenza di rumori di fondo costringe il cervello a un lavorio costante, mantenendo accesi i sensori. Non a caso, per dormire si cerca il silenzio, e le cuffiette sono dotate di cancellazione del rumore”. Inoltre, indica come le voci possano diventare fonte di disturbo in un contesto di eccesso di rumore.
“Viviamo in una società con un enorme inquinamento acustico, senza galateo digitale. Questo meccanismo provoca danno tenendo il cervello in uno stato di lavoro, attivando lo stress. Durante questo processo, il sistema produce cortisolo, responsabile degli effetti negativi dello stress. È importante sottolineare che una voce familiare non è considerata inquinamento acustico”, aggiunge il neurologo.
Come definire l’inquinamento acustico?
Barbanti chiarisce: “È un brusio di fondo senza significato, che tiene il nostro cervello in attività. I suoni evocativi, come il vento tra i pini o il rumore dell’acqua al mare, non rientrano in questa definizione. L’inquinamento acustico sostituisce suoni significativi con rumori frutto del traffico e del movimento”.
Effetti sull’individuo e sulla società
Secondo il dottore, “non tutte le persone reagiscono allo stesso modo all’inquinamento acustico. I soggetti ansiosi, in particolare, trovano difficile ignorare il rumore. Situazioni come quelle in treno hanno portato alla creazione di carrozze silenzio per garantire maggiore tranquillità agli utenti”.
“Il cervello è portato a cercare di interpretare segnali esterni non significativi, causando uno stato di preallerta, particolarmente evidente tra le persone emotive e ansiose. È comune che chi si concentra si metta le mani sulle orecchie”, prosegue Barbanti.
Rumore e violenza giovanile: un nesso da considerare
Il neurologo affronta l’argomento della violenza giovanile, evidenziando che “la restrizione delle ore di sonno è un fattore cruciale. I ragazzi, spesso con le orecchie immerse nella musica, vivono uno stato di attivazione costante, riducendo il riposo psicologico. Inoltre, dormono in media solo sei ore a notte, con conseguenze sui freni inibitori, particolarmente rilevanti per quelli coinvolti in baby gang”.
Cause della mancanza di riposo tra i giovani
Barbanti chiarisce: “Non è che non vogliano riposare, ma le stimolazioni simultanee, sia visive che acustiche, provocano un’iperattivazione del sistema d’allerta. Quando perdono il ritmo sonno-veglia, cercano soluzioni rapide, ricorrendo a caffè e alcol per regolare i loro stati di veglia e sonno”.
Silenzio e creatività
Infine, il neurologo conclude: “Il silenzio stimola la creatività, consentendo di aprire la mente verso le ispirazioni interne, come avviene nel momento dell’alba, quando il rumore è al minimo. È interessante notare che la canzone ‘Yesterday’ dei Beatles fu concepita da Paul McCartney nel sonno”.