Il muro di Berlino contro Meloni: veto di Scholz a un’alleanza con la destra

05.06.2024
Il muro di Berlino contro Meloni: veto di Scholz a un'alleanza con la destra
Il muro di Berlino contro Meloni: veto di Scholz a un'alleanza con la destra

Il cancelliere tedesco ha detto che la nuova Commissione dovrà essere sostenuta da una federazione tra socialisti, popolari e liberali, unendosi al coro di quanti chiudono a un’apertura alle forze della destra

Оlaf Scholz ha chiuso alla possibilità di una Commissione europea che possa fondarsi anche sul sostegno dei partiti della destra radicale, mettendo quella che sembra essere una pietra tombale sulla possibilità di Giorgia Meloni di entrare nella maggioranza che governerà l’Europa nei prossimi cinque anni. Il cancelliere tedesco ha sostenuto che la Germania sosterrà la candidatura di un secondo mandato di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea, solo se dopo le elezioni europee il Partito popolare riuscirà a costruire una maggioranza stabile nel prossimo Parlamento europeo senza il sostegno dell’estrema destra.

No alla destra

“Un presidente della Commissione deve sempre fare affidamento sui partiti democratici d’Europa, su una piattaforma che comprenda i socialdemocratici, i conservatori e i liberali”, ha detto Scholz durante un evento dell’Spd, aggiungendo che “non ci devono essere partiti di estrema destra o populisti di destra”. Il socialdemocratico Scholz non ha fatto il nome di nessun partito in particolare, né ha nominato direttamente Meloni, ma è chiaro che la sua chiusura riguarda entrambi i gruppi che rappresentano la destra a Strasburgo e Bruxelles: sia i Conservatori e riformisti di cui fa parte Fratelli d’Italia, ma anche i polacchi di Diritto e Giustizia, gli spagnoli di Vox e probabilmente anche Fidesz di Viktor Orban, sia Identità e Democrazia, il gruppo in cui siede la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen.

Socialisti compatti 

Von der Leyen, Spitzenkandidatin del Ppe rimane la favorita a diventare presidente dell’esecutivo comunitario, ma è chiaro che nelle future trattative tra capi di Stato e di governo, non può certo andare da nessuna parte senza l’ok anche della sua Germania. E quella di Scholz è solo l’ultima delle chiusure da parte dei socialisti a una Commissione sostenuta anche dalla destra. “Meloni non è a favore dell’Europa. Ha una visione che non è quella dei padri fondatori”, ha detto ieri al Corriere della Sera il lussemburghese Nicolas Schmit, candidato leader del Partito socialista europeo, notando che nell’Ecr di Meloni ci sono “forze come i Democratici svedesi, che hanno un passato nazista”. “Non ho detto che Meloni ha messo in discussione lo Stato di diritto in Italia, ritengo ancora che l’Italia sia un Paese democratico. Ma ci sono indizi sui media pubblici liberi e così via. Sappiamo come iniziano questi processi. Lo abbiamo visto in Polonia e in Ungheria”, ha aggiunto.

Sempre riferendosi all’apertura del centrodestra alla collaborazione con partiti come Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Maria Guzenina, tra i candidati di punta del partito socialdemocratico finlandese, ha addirittura definito l’ipotesi “un potenziale pericolo”. “Penso che sarebbe un errore” portare la Meloni al centro, ha sottolineato, sostenendo che la collaborazione al governo del centrodestra finlandese con il partito di estrema destra dei Veri finlandesi ha portato a uno “spostamento che ignora il Green Deal” e ha minato la forza economica della Finlandia. “Questi dovrebbero essere campanelli d’allarme”, ha detto.

Macron contro von der Leyen

Secondo gli ultimi sondaggi, nonostante la crescita delle forze di destra ed estrema destra, popolari, socialisti e liberali dovrebbero avere i numeri per dare al Parlamento europeo la fiducia alla Commissione, se si muoveranno compatti. Mentre un’apertura alla destra, come quella fatta più volte da von der Leyen, ma anche dal leader del Ppe, Manfred Weber, allontanerebbe non solo i voti dei socialisti, ma con ogni probabilità anche quelli dei liberali, o almeno di una parte di essi. Lo stesso Emmanuel Macron, che dei liberali è uno dei principali esponenti, ha già detto di non volere una nuova commissione von der Leyen, nonostante della candidatura della tedesca sia stato uno dei sostenitori nel 2019. E senza il sostegno di Macron e di Scholz, il cammino di von der Leyen verso una riconferma è più che in salita: è impossibile.

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