Il museo di Sarajevo raccoglie fondi per i palestinesi a Gaza

09.08.2025 11:15
Il museo di Sarajevo raccoglie fondi per i palestinesi a Gaza

Il Valore Storico e Spirituale dell’Haggadah di Sarajevo

Il volume dell’Haggadah, che narra l’uscita degli ebrei dall’Egitto, ha sempre esercitato su di me un fascino unico. Che fosse per la forma delle lettere, che un giorno avrei deciso di studiare, o per le radici profonde che connettono la mia esistenza a quella del mio popolo, da cui entrambi siamo stati espulsi, questo testo ha un significato speciale. L’Haggadah di Sarajevo è un manoscritto ebraico prezioso, ricco di storia, spiritualità e speranza. Scritto su pergamena, racconta l’esodo, e da oltre 2500 anni viene recitato dagli ebrei il giorno di Pesach, simbolo dell’identità ebraica che viene tramandato di generazione in generazione, riporta Attuale.

Questo libro è giunto in Italia nel XVI secolo grazie agli esuli spagnoli e portoghesi, poiché le leggi repressive dei monarchi spagnoli, Isabella e Ferdinando, costrinsero gli ebrei a lasciare le loro terre. Catturato in Veneto, il manoscritto venne revisionato dal prete Domenico Vistorini nel 1609, il quale, con sorprendente benevolenza, attestò che non conteneva elementi offensivi per la sensibilità cattolica. Le interazioni culturali e commerciali della Serenissima Repubblica favorirono ancor di più la diffusione di quest’opera, che nel XIX secolo si trovava già a Sarajevo, dove fu acquisita dal museo nazionale della Bosnia all’epoca dell’Impero austroungarico.

Nel corso degli anni, attraverso l’impegno della dirigenza dell’Istituto, il manoscritto ha superato le difficoltà dell’occupazione nazista e i conflitti degli anni ’90 a Sarajevo. Il premio Pulitzer Geraldine Brooks ha ripercorso le sue vicende in un romanzo dal titolo «I custodi del libro». Pochi artefatti possono rappresentare così efficacemente la storia della diaspora ebraica europea e raccontare la vita religiosa di una comunità globale.

Un giorno specifico all’anno, la sera di Pesach, gli ebrei che leggono questo volume si pongono domande esistenziali: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? A partire dal primo agosto, sul sito del museo di Sarajevo, viene annunciato che il museo destinerà i proventi della pubblicazione “Haggadah di Sarajevo – Arte e Storia” all’aiuto della Palestina. I testi successivi critico pesantemente lo Stato d’Israele, accusato di vari crimini. Non contesto il sostegno alla causa palestinese, né i toni della dichiarazione; approvo la raccolta di fondi per la popolazione di Gaza, augurandomi che questi fondi giungano ai veri civili e non a chi contribuisce alla loro miseria. Tuttavia, rigetto fermamente l’idea di sfruttare un bene culturale come questo per fini di mobilitazione politica. Si sarebbe potuto semplicemente devolvere il prezzo del biglietto d’ingresso. Per quale motivo concentrare l’attenzione su questo manoscritto specifico anziché sull’intero patrimonio culturale dell’istituzione, per rappresentare l’impegno verso la causa palestinese?

È evidente che si chiede sempre di più che gli ebrei della diaspora, ferventi cittadini europei, si scusino per le azioni di Israele e che contribuiscano a pagare per le loro presunte “responsabilità”. E se non lo faranno, a scontare il prezzo saranno le loro memorie e le storie dei loro antenati. Questa sembra essere una nuova forma di antisemitismo, subdola e inaspettata, che non ci saremmo mai aspettati di vedere in Europa.

*L’autore è il direttore del Meis (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara).

1 Comments

  1. Ma che assurdità! Usare un manoscritto così prezioso per scopi politici è incredibile. La cultura non dovrebbe mai essere strumentalizzata! Dovremmo celebrare la storia dell’Haggadah di Sarajevo, non trasformarla in un’arma nella lotta tra Stati. La memoria storica merita rispetto e dignità, non fattori di divisione.

Aggiungi un commento

Your email address will not be published.

Da non perdere