Il Papa denuncia l’economia che uccide e le disuguaglianze sociali nella prima esortazione apostolica di Leone XIV

09.10.2025 13:25
Il Papa denuncia l'economia che uccide e le disuguaglianze sociali nella prima esortazione apostolica di Leone XIV

Leone XIV denuncia l’ingiustizia economica e la mancanza di attenzione per i poveri

Città del Vaticano, 9 ottobre 2025 – Viviamo un’epoca segnata dalla “dittatura di un’economia che uccide”, in cui “i diritti umani non sono uguali per tutti” e riscuotono successo “ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria”. Nonostante i guadagni di pochi “crescono esponenzialmente” mentre quelli della maggioranza “sono sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice”, continuano a prendersi la scena “criteri pseudoscientifici” per cui sarà “la libertà del mercato” a risolvere la povertà. Persino la Chiesa non è immune da questa tendenza, al punto che va stigmatizzata una sorta di “pastorale delle cosiddette élite”, secondo la quale “al posto di perdere tempo con i poveri, è meglio prendersi cura dei ricchi, dei potenti e dei professionisti”, riporta Attuale.

Il documento, intitolato ‘Dilexi te’ (‘Ti ho amato’), rappresenta la prima esortazione apostolica firmata da papa Leone XIV. In 121 punti, la forte denuncia politica-sociale trova conforto e sostegno nel richiamo a una spiritualità cristiana millenaria e al magistero ecclesiale degli ultimi 150 anni, mettendo in evidenza un “nesso” tra amore di Dio e amore per i poveri. Secondo Prevost, che abbraccia e difende “l’opzione preferenziale” per i poveri, è proprio attraverso quest’ultimi, posti “al centro” della Chiesa, che il Signore “ha ancora qualcosa da dirci”.

Il documento rappresenta l’anello di congiunzione fra l’insegnamento del primo Papa statunitense della storia e quello del suo predecessore latino-americano. Esso non solo prosegue il discorso avviato con ‘Dilexit Nos’, l’ultima enciclica di Francesco dedicata al Cuore di Gesù, ma deriva da un lavoro iniziato da Bergoglio nei suoi ultimi mesi di vita. Prevost ha portato a termine questo progetto, similmente a quanto accaduto nel 2013, quando il gesuita argentino decise di concludere la ‘Lumen Fidei’ iniziata da Benedetto XVI, con la differenza che in questo caso l’apporto di Leone XIV è più preminente.

“Chi dice di amare Dio e non ha compassione per i bisognosi mente”, ammonisce il Papa, rispedendo al mittente una fede squisitamente orante e devozionale. In modo inedito, la chiarezza e fermezza degli appunti mossi evidenzia “la carenza o addirittura l’assenza dell’impegno” per la difesa e promozione dei più svantaggiati da parte di alcuni gruppi cristiani, che si lasciano “contagiare da atteggiamenti segnati da ideologie mondane o da orientamenti politici ed economici dannosi”.

Oggi più che mai, l’esercizio della carità risulta “disprezzato o ridicolizzato”, come se fosse la “fissazione di alcuni e non del nucleo incandescente della missione ecclesiale”. Tuttavia, la fede e la carità sono indissolubili, sottolinea Prevost, il quale dà un volto alle vecchie e nuove povertà del nostro tempo, dalle difficoltà materiali al dramma dei migranti, dalla malnutrizione alla violenza sulle donne, fino all’emergenza educativa.

Il Papa richiama l’importanza dell’elemosina, la quale “è giustizia ristabilita, non un gesto di paternalismo”; valorizza i movimenti popolari, seguendo le orme del suo predecessore. Con i verbi “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”, tutti d’ispirazione bergogliana, ricapitola l’impegno della Chiesa a fianco dei migranti, simbolizzati dal piccolo Alan Kurdi, il bimbo siriano di 3 anni morto in un naufragio nel 2015. Invita i credenti a far sentire “una voce che denunci”, perché “le strutture d’ingiustizia devono essere distrutte con la forza del bene” e, sebbene sia confortante il fatto che “le Nazioni Unite abbiano posto la sconfitta della povertà come uno degli obiettivi del Millennio”, rimane lunga la strada da percorrere.

Questa consapevolezza si fonda su una lettura profonda della Bibbia e dei padri e dottori della Chiesa, a partire da san Giovanni Crisostomo e sant’Agostino. “Sul volto ferito dei poveri troviamo impressa la sofferenza degli innocenti – scrive Prevost – e, perciò, la stessa sofferenza del Cristo”.

1 Comments

  1. Se tutti questi discorsi sul bene e la giustizia li avessero ascoltati prima, magari oggi ci sarebbero più sorrisi e meno miseria. Ma alla fine, che ne sanno i potenti della sofferenza dei poveri? La fede senza opere è morta, eppure sembra non interessare a nessuno…

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