Il Parlamento di Stoccolma ha approvato un accordo di cooperazione militare con Washington, una mossa che secondo i critici del governo mette a rischio la sicurezza della regione
Dopo un acceso dibattito, il Parlamento svedese ha approvato un controverso patto di difesa con gli Stati Uniti. L’accordo, contestato dalle opposizioni di sinistra e da una parte della società civile, prevede lo stazionamento di truppe statunitensi sul suolo del Paese scandinavo. Ma soprattutto, attaccano i critici, aprirebbe le porte della Svezia alle armi nucleari di Washington, mettendo a repentaglio la sicurezza dell’intera regione.
Cooperazione militare
Con 266 dei 349 deputati che hanno votato a favore, 37 contro e 46 erano assenti, l’Accordo di cooperazione difensiva (Dca nell’acronimo inglese) siglato lo scorso dicembre tra Washington e Stoccolma è stato approvato dal Riksdag, il legislativo monocamerale svedese, nella serata di ieri (18 giugno), dopo un lungo dibattito. Il testo è passato nonostante servisse una maggioranza qualificata dei due terzi, poiché il Dca è appoggiato dalle forze politiche che sostengono l’esecutivo di centro-destra del premier Ulf Kristersson, ma anche dall’esterno della coalizione di governo, come nel caso dei Democratici svedesi di estrema destra. Al E gli unici contrari erano i deputati dei Verdi e della Sinistra, che però detengono solo 42 seggi sui 349 totali.
Il Dca consente alle truppe Usa di accedere a 17 basi militari svedesi e di muoversi liberamente nel Paese, nonché di immagazzinare attrezzature, armi e munizioni nelle strutture dell’esercito scandinavo. Dopo due secoli di neutralità, la Svezia è entrata nella Nato lo scorso marzo. E ora questo accordo bilaterale con gli Stati Uniti la fa schierare ancora più marcatamente nel campo occidentale, ovvero anti-russo.
Le nucleari Usa in Svezia?
Recentemente il dibattito intorno all’accordo militare si è scaldato, con le opposizioni che hanno denunciato una formulazione troppo vaga. Secondo il portavoce degli ambientalisti Daniel Helldén, “l’accordo non pone limiti” alla cooperazione militare con Washington e, soprattutto, “spiana la strada alla presenza di armi nucleari sul territorio svedese”. Soggiogando di fatto Stoccolma alla politica estera americana.
Quello delle testate atomiche statunitensi è il nodo più controverso dell’intero Dca: secondo i critici, il documento è redatto in termini così vaghi che il governo di Stoccolma potrebbe autorizzarne la presenza sul suolo nazionale non solo in tempo di guerra (come dichiarato dal premier lo scorso maggio) ma anche in condizioni di pace. Il che, sostengono i detrattori, farebbe diminuire anziché aumentare la sicurezza regionale, venendo letto come un movimento verso l’escalation da parte di Mosca.
Dal canto suo, l’esecutivo di Stoccolma sta cercando di gettare acqua sul fuoco: “La Svezia è una nazione sovrana e spetterà sempre alla Svezia decidere che tipo di armi ammettere” sul proprio territorio, ha assicurato il Ministro della Difesa Pal Jonson, aggiungendo che “il Parlamento ha già approvato il fatto che non avremo mai bisogno di una base permanente o di armi nucleari sul territorio svedese, e questo è stato chiarito quando siamo entrati nella Nato”.
A differenza di patti simili stipulati dagli Stati Uniti con la Norvegia e la Danimarca, “l’accordo svedese non contiene alcuna riserva contro l’introduzione o lo stazionamento di armi nucleari in Svezia”, ha dichiarato Kerstin Bergea, presidente della Società svedese per la pace e l’arbitrato, un’associazione della società civile fortemente critica nei confronti del Dca.