Il disegno di legge è stato presentato oggi alla Camera dei deputati, con la presenza della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, riporta Attuale.
Il Partito Democratico ha avviato un attacco coordinato contro il lavoro e i diritti dei lavoratori, sostenendo che questa battaglia fa parte intrinsecamente della loro identità storica e politica. In seguito alla proposta di legge presentata la scorsa settimana a Montecitorio dal deputato dem Arturo Scotto, che si propone di istituire un registro elettronico nazionale per monitorare le presenze lavorative e combattere abusi e sfruttamento, oggi è stato introdotto un nuovo disegno di legge al Senato. Il documento è firmato da Susanna Camusso, senatrice del Pd e storica sindacalista, già segretaria generale della Cgil. Il ddl si prefigge di contrastare il fenomeno del part-time involontario. Questa situazione, prevalentemente femminile, colpisce il 31% delle lavoratrici in Italia, rispetto all’8% degli uomini. La segretaria dem Elly Schlein, presente alla conferenza stampa, ha sottolineato che questo tipo di lavoro diventa una trappola di sfruttamento, poiché la flessibilità richiesta si traduce in una reperibilità costante. Con lei erano presenti anche Chiara Braga, capogruppo alla Camera, e Cecilia Guerra, responsabile Lavoro della segreteria dem.
«Riportalo alle sue origini»
«L’intento non è di abolire il part-time, ma di ripristinarne il significato originale, che è stato tradito. La ragione per cui è stato concepito era quella di favorire una fase transitoria del rapporto lavorativo, facilitando la conciliazione tra lavoro e maternità, nonché la crescita dei figli. Doveva essere uno strumento reversibile, non degradante, accompagnando fasi particolari della vita», ha spiegato la senatrice. Un utilizzo improprio di questo strumento ha fatto sì che oggi l’orario di lavoro venga fissato unilateralmente, cambiando frequentemente e con possibilità di essere frazionato e modificato ogni 48 ore con una semplice comunicazione. In molte circostanze può diventare un tempo pieno per poi tornare a essere frammentato, riducendo infatti i diritti di quanti vi ricorrono. Il part-time ha così preso la forma di un contratto che offre poco lavoro, bassa retribuzione, ma occupa completamente il tempo delle lavoratrici.
Il tempo di cura e di vita
La proposta di legge garantisce il diritto al tempo “di vita”, ossia la possibilità di dedicarsi alla cura e a impegni personali, intervenendo su uno dei punti cruciali del lavoro part-time: la flessibilità non richiesta. Infatti, il testo interviene limitando il ricorso al lavoro supplementare e al lavoro straordinario, abolendo inoltre le clausole elastiche, che attualmente consentono ai datori di lavoro di modificare gli orari concordati, anche con un preavviso minimo, con la possibilità di cambiarli ogni 48 ore.
Il principio di reversibilità
Un altro aspetto fondamentale della riforma è il principio di reversibilità del part-time. Per le lavoratrici che hanno scelto questa formula per conciliare maternità e lavoro, sarà possibile tornare a tempo pieno quando le condizioni di vita lo permetteranno. «Le donne possono richiedere questa opzione per la maternità, ma non devono rimanere intrappolate nel part-time per sempre», ha chiarito la segretaria. Per questo motivo, si introduce anche un diritto di prelazione: se un’azienda necessita di nuove assunzioni, deve prima offrire ai lavoratori part-time esistenti l’opzione di passare a tempo pieno prima di cercare nuovi dipendenti.
La pensione
La proposta di legge attribuisce importanza alla contrattazione collettiva, consentendo ai contratti nazionali di stabilizzare l’orario di lavoro per chi effettua sistematicamente ore supplementari, integrandole nella parte fissa del contratto. Inoltre, si affronta il tema delle pensioni: lavorare part-time non dovrà più comportare penalizzazioni. Il minimo contributivo annuo sarà proporzionato all’orario effettivo, così chi lavora al 50% avrà un obbligo contributivo ridotto, pur potendo comunque maturare un’annualità utile per il calcolo pensionistico.