Il presidente del Madagascar scioglie il governo dopo giorni di violente proteste e repressione

30.09.2025 07:15
Il presidente del Madagascar scioglie il governo dopo giorni di violente proteste e repressione

Governo del Madagascar sciolto dopo violente proteste: almeno 22 morti

Il presidente del Madagascar, Andry Rajoelina, ha dichiarato di aver sciolto il governo a seguito di giorni di violente proteste contro il governo, che, secondo le Nazioni Unite, hanno causato almeno 22 morti. “Ammettiamo e ci scusiamo se i membri del governo non hanno svolto i compiti loro assegnati”, ha affermato Rajoelina in un discorso alla nazione trasmesso lunedì in televisione, aggiungendo che, in attesa della formazione di un nuovo governo, il primo ministro e i ministri uscenti continueranno a svolgere le loro funzioni ad interim, riporta Attuale.

Le proteste, iniziate la settimana scorsa, sono condotte da appartenenti alla cosiddetta “generazione Z” e sono caratterizzate da forti tensioni e scontri con la polizia. I manifestanti si sono organizzati attraverso i social media, formando un collettivo chiamato “Gen Z Madagascar”. Hanno scelto la bandiera dei pirati di One Piece come simbolo, sostituendo il cappello di paglia con un cappello betsileo, tipico della comunità locale.

Le cause delle proteste risiedono nella cronica mancanza di acqua potabile e nelle frequenti interruzioni di energia elettrica, con blackout che durano fino a 12 ore al giorno in diverse aree. “Mila jiro, mila rano”, ossia “Bisogno di luce, bisogno di acqua”, è uno degli slogan più rappresentativi di queste manifestazioni.

Il Madagascar, un’isola situata nel sud-est dell’Africa, ha una popolazione di circa 32 milioni di persone ed è considerato uno dei paesi più poveri al mondo. Secondo la Banca Mondiale, nel 2022, il 75% della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà.

Il presidente Rajoelina, al potere dal 2009 dopo un colpo di Stato, è accusato dai manifestanti di spendere risorse pubbliche per progetti non necessari. Un esempio citato è la costruzione di una funivia ad Antananarivo, finanziata dalla Francia, che risulta inaccessibile alla maggior parte della popolazione. Durante le proteste, una stazione della funivia è stata saccheggiata.

Le manifestazioni sono iniziate il 18 settembre, quando consiglieri comunali dell’opposizione hanno annunciato una manifestazione simbolica contro la carenza d’acqua. Gli scontri tra i manifestanti e la polizia si sono intensificati, portando a cinque morti il 25 settembre, data in cui si sono verificate manifestazioni di massa anche in altre città dell’isola, nonostante un divieto di assembramento. Le forze di sicurezza hanno risposto con lacrimogeni e proiettili di gomma, aumentando le tensioni.

Il numero totale delle vittime è stato contestato dal ministero degli Esteri malgascio, che ha definito le informazioni fornite dalle Nazioni Unite come basate su “voci e disinformazione”. Nel frattempo, il presidente Rajoelina ha parlato delle proteste in un discorso nazionale, annunciando il licenziamento del ministro dell’Energia e promettendo di affrontare le problematiche legate alle interruzioni di corrente e alla carenza idrica.

Malgrado le sue dichiarazioni, la risposta del presidente non ha pacificato i manifestanti, che continuano a chiedere le sue dimissioni. Le violenze e le manifestazioni proseguono, con il coinvolgimento di gruppi studenteschi universitari che si sono uniti al movimento, chiedendo una mobilitazione generale.

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