Il processo a Louis Dassilva per l’omicidio di Pierina Paganelli si apre a Rimini

19.09.2025 12:05
Il processo a Louis Dassilva per l'omicidio di Pierina Paganelli si apre a Rimini

Processo a Rimini: la difesa di Louis Dassilva e la testimonianza della moglie

Roma, 19 settembre 2025 – Lunedì si è aperto a Rimini il processo contro Louis Dassilva, accusato di aver ucciso Pierina Paganelli il 3 ottobre 2023. Ma il colpo di scena più dirompente non è arrivato dai banchi della Corte: è esploso fuori, con la voce implacabile della moglie, Valeria Bartolucci. Davanti alle telecamere delle Iene, Valeria non ha vacillato un secondo: “Mio marito non ha ucciso Pierina. Era sul divano con me”. Una frase che cade come un macigno. E ciò che la rende dirompente non è solo il contenuto, ma la forma. Lo sguardo piantato come un chiodo, la voce ferma, le mani che non tremano mentre affettano l’aria come lame, riporta Attuale.

E le mani sono il primo alfabeto della sincerità. In psicologia della testimonianza questa sincronia tra parole e corpo è oro puro: Valeria non recita, Valeria ci crede. Con l’inviato delle Iene, Gaston Zama, ha attraversato il mare fino a Dakar. Ha guardato negli occhi l’altra famiglia del marito. I suoi figli. E ha scelto di parlare con Nathalie, l’altra moglie di Louis, in francese: l’unica lingua che entrambe potessero condividere davvero. Non è un dettaglio folcloristico o opportunistico, è una dichiarazione di identità. È abbattere muri, è esporsi nuda al giudizio altrui, è restare dritta dove chiunque crollerebbe. Non sono gesti da copione: sono ferite esibite a cielo aperto, pagate a caro prezzo, e proprio per questo marchi di autenticità. Valeria non è la moglie cieca che difende per inerzia: è la donna che sanguina, ma sceglie di restare in piedi per gridare la sua verità.

Il gesto più destabilizzante non è la difesa del marito, ma l’apertura verso l’altra moglie: è la prova che avrebbe potuto reggere perfino il tradimento con Manuela Bianchi, nuora di Pierina. Perdonare Louis era un’opzione reale, e per questo non c’era alcun motivo di eliminare Pierina, come invece sostiene l’accusa. Va ricordato che Louis aveva un lavoro regolare, non viveva a spese di Valeria. Ed ecco il controcampo. In aula mancava un’altra donna: Manuela Bianchi. L’amante. La principale accusatrice. La sua voce, la sua testimonianza, è arrivata 17 mesi dopo il delitto, all’indomani della caduta di quella che fino a quel momento era considerata la prova regina, la famigerata Cam3. Una voce che, però, davanti al banco dei giudici ha preferito non presentarsi.

Due donne, due poli opposti. Valeria, la moglie che affronta il mondo a viso aperto, che non abbassa gli occhi, che porta luce in un tunnel di ombre. Manuela, l’amante che scappa dal confronto, lasciando dietro di sé soltanto l’eco di un’ambiguità. È tra queste due figure che si gioca la partita più sottile del processo: non solo colpe e innocenze, ma la posta in gioco più alta di tutte. La credibilità.

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