Il reale stato del programma nucleare iraniano

13.06.2025 13:47
Il reale stato del programma nucleare iraniano

Bombardamenti israeliani sull’Iran: una risposta alla minaccia nucleare?

Giovedì scorso, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha giustificato il massiccio bombardamento contro l’Iran, affermando che le strutture legate al programma nucleare iraniano rappresentano una «minaccia esistenziale» per Israele. Secondo le autorità israeliane, l’Iran si starebbe avvicinando alla capacità di realizzare un’arma nucleare, specie a causa di un’accelerazione delle attività di arricchimento dell’uranio, rendendo necessario un attacco preventivo. Sebbene ottenere informazioni verificate sul programma nucleare iraniano sia sempre stato complesso, giovedì anche l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha accusato l’Iran di violare gli obblighi riguardanti il nucleare, riporta Attuale.

Il programma nucleare dell’Iran è da decenni oggetto di controversie e accuse a livello internazionale. Il governo iraniano sostiene di perseguire obiettivi pacifici, come la produzione di energia elettrica e applicazioni mediche, ma ci sono molte prove che suggeriscono invece finalità militari. All’interno del paese operano numerosi impianti e centri di ricerca, alcuni facilmente identificabili e soggetti a bombardamenti israeliani, mentre altri rimangono segreti e ben protetti.

Uno dei siti più noti è Natanz, situato nel nord dell’Iran. Israele ha dichiarato di averlo colpito, con il governo iraniano che ha confermato danni, senza però fornire ulteriori dettagli. I sistemi più avanzati di trattamento dell’uranio sono situati a oltre 50 metri di profondità e protetti da uno spessore di cemento armato, rendendoli difficili da raggiungere con i metodi di bombardamento convenzionali.

Il sito di Natanz è dotato di migliaia di centrifughe, le quali sono utilizzate per arricchire l’uranio e prepararlo per la fissione nucleare. L’uranio naturale esiste in diverse forme — gli isotopi U-235 e U-238 — e la loro lavorazione è essenziale per le attività nucleari. L’uranio naturale è composto principalmente da U-238, che non è utilizzabile direttamente in reazioni di fissione; perciò è necessario passare attraverso un processo di arricchimento.

Durante l’arricchimento, l’uranio viene trasformato in gas, per poi essere inscatolato in centri di centrifugazione che ruotano a velocità estremamente elevate. Questo procedimento separa gli isotopi: gli isotopi più pesanti tendono a spostarsi verso l’esterno, mentre quelli più leggeri rimangono al centro. Attraverso molteplici passaggi e l’uso di migliaia di centrifughe collegate in serie, l’Iran è in grado di produrre uranio arricchito, essenziale per eventuali attività belliche.

Oltre Natanz, l’Iran ha sviluppato anche un altro impianto significativo a Fordow, situato a maggiore profondità e costruito sotto terra. Questo sito è stato reso pubblico solo nel 2009, dopo che agenzie di intelligence di vari paesi occidentali lo avevano scoperto. Come Natanz, Fordow è equipaggiato con centinaia di centrifughe protette da montagne, rendendo difficile ogni attacco mirato.

Il programma nucleare iraniano iniziò negli anni ’50 con la collaborazione degli Stati Uniti, inteso inizialmente per scopi civili. Tuttavia, la Rivoluzione islamica del 1979 interruppe le relazioni con l’Occidente e cancellò i contratti in essere. Negli anni successivi, l’Iran riallacciò i legami nucleari con paesi come Cina, Pakistan e Russia, dichiarando scopi pacifici ma dimostrando scarsa trasparenza nei confronti delle autorità internazionali.

Negli anni 2000, la scoperta di siti nucleari segreti da parte degli agenti di intelligence occidentali confermò le preoccupazioni riguardo a un programma di sviluppo di armi nucleari, portando a sanzioni economiche e negoziati difficili. La maggiore preoccupazione per gli Stati Uniti e Israele riguardava i centri di arricchimento con le loro centrifughe. Durante l’amministrazione di George W. Bush, sono stati attuati sofisticati piani di spionaggio e sabotaggio, incluso l’uso di Stuxnet, un malware progettato per danneggiare il programma nucleare iraniano.

Nel 2015, gli Stati Uniti, insieme ad altri paesi, raggiunsero un accordo con l’Iran (JCPOA) che richiedeva una drastica diminuzione delle attività di arricchimento, in cambio della sospensione di alcune sanzioni. Tuttavia, nel 2018 l’amministrazione Trump decise di ritirarsi dall’accordo, riavviando così il programma nucleare iraniano a limiti ben superiori a quelli stabiliti, con arricchimenti vicini al 60% e addirittura a un livello vicino all’84% in alcune analisi, rendendo evidente l’intenzione di sviluppare armi militari.

Alla fine del 2022, l’AIEA ha stimato che l’Iran potesse facilmente raggiungere livelli di arricchimento necessari per produrre armi nucleari in pochi giorni, nonostante non ci fossero prove che l’Iran stesse pianificando un uso immediato di queste armi. La situazione si complica ulteriormente considerando che attaccare i siti di arricchimento, in particolare Fordow, non risulta semplice e gli Stati Uniti hanno messo in dubbio la capacità di Israele di condurre attacchi che possano danneggiare in modo significativo le installazioni nucleari più sofisticate.

Il bombardamento di giovedì ha colpito non solo i siti nucleari, ma ha coinvolto anche la catena di comando iraniana e vari scienziati, creando incertezze sull’impatto reale sull’avanzamento del programma nucleare. Se il programma di arricchimento dell’uranio non subirà danni rilevanti, potrebbe continuare senza interruzioni, nonostante il recente attacco.

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