Un nuovo voto mette a rischio gli investimenti in sostenibilità già fatti dalle aziende. Oltre a danneggiare le imprese, il centrodestra rischia di far saltare così il governo europeo
Prima la decisione di ritardarla, poi quella di imbottirla di modifiche per renderla meno efficace. La legge contro la deforestazione, che era stata approvata dal Parlamento europeo nella passata legislatura, continua a subire attacchi. Pensata per proteggere le foreste di territori extra Unione europea, come quella Amazzonica, il regolamento impatta le industrie e gli importatori di una serie di prodotti, come cacao, caffè, soia, gomma, legno e carni bovine. Il sabotaggio perpetrato dal centrodestra europeo, oltre a creare una crisi politica, sta mettendo in seria difficoltà numerose industrie, che si sono opposte a ulteriori ritardi e variazioni.
Ciò nonostante il Partito popolare europeo (Ppe), a cui aderisce Forza Italia, ha deciso di proseguire nella sua strategia, col rischio di provocare gravi danni, sia ai consumatori, che preferirebbero acquistare prodotti che non sono frutto della distruzione degli alberi, sia alle industrie, costrette a operare nell’incertezza. Il voto del 14 settembre al Parlamento europeo di Bruxelles sarà decisivo. Sia per gli operatori del settore, che per la sopravvivenza politica della nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen.
A cosa serve il regolamento Ue sulla deforestazione
Cacao, caffè, soia, ma anche gomma, legname per mobili e carni bovine. Tutte cose spesso presenti nel nostro quotidiano, ma che provengono da Paesi lontani, come Brasile, Indonesia e Malesia. Luoghi in cui per ottenere queste materie prime vengono in molti casi disboscate centinaia di ettari di foreste, essenziali per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e per il benessere delle popolazioni locali.
Nel 2023 un regolamento specifico (Eudr) era stato approvato dall’Unione europea per evitare che nelle nostre case arrivassero prodotti frutto di deforestazione. La norma prevede una serie graduale di operazioni di monitoraggio da parte di produttori e importatori, affinché ad esempio il cacao che diventa il cioccolato delle nostre barrette preferite rispetti determinati criteri e non sia stato necessario abbattere altri alberi per ottenerlo.
Dalla carne al caffè: così potremo sapere se i prodotti consumati causano la deforestazione
Un sistema complesso, ma le principali industrie dei vari settori coinvolti si erano adoperate per metterlo in pratica. Ad ottobre però è arrivata la decisione di posticipare di un anno l’entrata in vigore della legge da parte della Commissione europea. Il Partito popolare europeo, paradossalmente il principale partito ad averla proposta e votata, la ritiene una legge caotica e un “mostro burocratico”. La motivazione ufficiale, addotta sia dagli eurodeputati del Ppe che dall’esecutivo Ue per giustificare il ritardo, è quella di facilitare l’operato delle industrie, ma il quadro che emerge è molto diverso.
Le critiche delle industrie al posticipo del regolamento
In una dichiarazione congiunta, Nestlé, Michelin e oltre 50 altre società hanno dichiarato che la decisione dell’Ue di ritardare la legge sulla deforestazione sta causando incertezza in tutte le imprese, mettendo anche a rischio gli investimenti. Tra le aziende più irritate dal ritardo c’è la Michelin, che da tempo ha sottolineato come il regolamento garantisce “la tracciabilità, fornisce prove tangibili della natura non deforestata” della sua gomma.
“Oggi il Gruppo deplora l’annuncio tardivo – meno di 3 mesi prima dell’attuazione di questo regolamento – di un possibile rinvio di 12 mesi e di una certa forma di improvvisazione nell’attuazione di una regolamentazione così pesante”, ha scritto l’azienda in una nota diffusa il 18 ottobre. “Michelin ritiene che questa decisione penalizzi l’intera industria della gomma, compresi i piccoli agricoltori, nonché la competitività delle grandi imprese europee”, prosegue il testo.
Come altre imprese, dal giugno 2023, l’azienda ha ricordato di aver investito “notevoli risorse umane e finanziarie per geolocalizzare milioni di appezzamenti di alberi di gomma per garantire la conformità dei propri prodotti” ed “evitare eventuali interruzioni dell’approvvigionamento sul mercato europeo”. Uno sforzo che il 14 novembre potrebbe dimostrarsi vano.
Quali sono le ultime modifiche sulla deforestazione
Nonostante le rassicurazioni che il voto in aula si sarebbe limitato a confermare il posticipo di un anno, il Ppe in accordo coi gruppi di estrema destra ne ha approfittato per riempire il testo di emendamenti. Le nuove modifiche prevedono di ritardare la legge di due anni, anziché uno. Poi c’è la proposta di creare una nuova categoria di Paese “senza rischio”, oltre a quelle già previste di rischio basso, alto e standard, che esonererebbe alcuni Stati da ogni controllo.
Infine il nuovo testo chiede di esentare tutti i commercianti dalle regole. In sostanza l’onere dei controlli ricadrebbe solo sui soggetti all’inizio della filiera, liberando dai controlli le grandi aziende importatrici. Nel suo insieme la portata della legge, già indebolita rispetto alla versione originaria, risulterebbe fiacca e quasi certamente inefficace. E chi ha già investito per proporre prodotti più sostenibili risulterebbe penalizzato. Soldi spesi inutilmente.
Le aziende contrarie alle modifiche
La mossa del Ppe è stata criticata da molte aziende. Temono che la riapertura alle modifiche crei ulteriore incertezza. “Non eravamo pronti a queste modifiche, l’accordo coi gruppi politici era di limitarsi al posticipo di un anno. All’ultimo secondo ci hanno chiesto di lavorare agli emendamenti”, ha confessato a Today.it una fonte che lavora per una lobby a Bruxelles coinvolta nelle negoziazioni.
Anche il gruppo Ferrero ha storto il naso a fronte di ulteriori modifiche. Francesco Tramontin, vicepresidente degli affari pubblici globali di Ferrero, ha dichiarato che bisogna “evitare la potenziale riapertura del regolamento” in modo tale da tutelare le aziende per le azioni già intraprese e indurle ad investire di più in pratiche sostenibili.
Varie aziende hanno assicurato che i loro fornitori si sono già adoperati per conformarsi alle nuove norme Ue. “Incoraggiamo i responsabili politici a mantenere il suo quadro di base senza riaprirlo”, ha dichiarato al Financial Times Bart Vandewaetere, a nome di Nestlé Europe. Ad opporsi al ritardo figurano anche Mars, Unilever e la catena di supermercati Carrefour.
Chi vuole smantellare la legge contro la deforestazione
A chi convengono quindi i ritardi e le modifiche? Dietro le richieste alla Commissione e agli eurodeputati ci sarebbero gli importatori di soia e di olio di palma. A spaventare molte di queste imprese è stato il grave ritardo con cui l’esecutivo Ue ha fornito le linee guida del regolamento. L’eurodeputato dei Verdi, Bas Eickhout, in conferenza stampa aveva denunciato che i documenti fossero pronti sin dall’estate, ma che Ursula von der Leyen li avrebbe tenuti nel cassetto in attesa di conoscere l’esito delle elezioni. Anche alcune lobby hanno confermato in via anonima questa circostanza.
A insistere per il posticipo sono stati anche i ministri di 18 Paesi esportatori, che hanno inviato una lettera alla Commissione, sostenendo che il ritardo di un anno non era sufficiente per le loro aziende. A guidare questo gruppo c’è il Brasile, leader tra i Paesi dell’America Latina con cui l’Ue sta negoziando anche il fondamentale trattato del Mercosur. Un favore sulle foreste potrebbe facilitare una rapida chiusura favorevole dei negoziati entro il G20 di Rio del 18 novembre.
La crisi politica che si cela dietro la legge sulle foreste
Più che le pressioni esterne però, il peso maggiore in questa vicenda lo hanno avuto le trame di potere politico a Bruxelles. In questa seconda legislatura targata von der Leyen, il Ppe dovrebbe governare ufficialmente al fianco di socialisti e liberali, con un appoggio esterno dei Verdi. In realtà si è delineata una maggioranza alternativa, sostenuta dai gruppi di ultradestra, che costituiscono la cosiddetta “maggioranza Venezuela”. È quest’ultima che potrebbe votare compatta a favore del posticipo di due anni e delle altre modifiche, “scatenando così una crisi tra gli alleati di governo ufficiali.
“Questo voto è molto più importante del regolamento Ue sulla deforestazione: è un test per verificare se i conservatori storicamente favorevoli all’Ue e i gruppi euroscettici di estrema destra possono formare una maggioranza alternativa in Parlamento. Ciò invierebbe onde d’urto in tutte le istituzioni dell’Ue e costituirebbe un monito per ogni prossimo voto su questioni ambientali o di più ampio respiro”, hanno denunciato i responsabili di Fern, la principale Ong attiva nella difesa delle foreste. Le conseguenze, a questo punto imprevedibili del voto, potrebbero addirittura travolgere con sé tutti i membri della nuova Commissione europea, che aspetta di essere confermata in blocco la settimana dal 25 novembre. Con un voto favorevole agli emendamenti, oltre agli alberi potrebbero cadere tante teste.