Il velista Soldini avverte: “Caldo e mari al collasso”

04.07.2025 03:35
Il velista Soldini avverte: "Caldo e mari al collasso"

Pisa, 4 luglio 2025 – “Gli Stati e i governi devono finanziare attività scientifica e di ricerca sul mare: è l’unica guerra che non si può perdere. Eppure i politici non stanno facendo niente di concreto. Andando avanti così finiremo dentro un buco nero”. Trovare la rotta per uscire dal cambiamento climatico è oggi un’impresa degna delle più ardite traversate oceaniche. Per vincere questa sfida, un consiglio arriva da chi, di traversate oceaniche, ne ha affrontate e vinte tante: Giovanni Soldini, riporta Attuale.

Soldini e l’emergenza climatica

Eccellenza mondiale della vela e ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, Giovanni Soldini ha innovato il campo della sostenibilità con il varo del primo trimarano oceanico completamente elettrico nel 2022. Da oltre trent’anni, Soldini vive in simbiosi con il mare. Durante l’evento dell’Università di Pisa Rotte per il futuro, dove è stata presentata una nuova laurea magistrale in Scienze dell’Ambiente e del Clima, il noto velista ha sottolineato l’urgenza di affrontare l’emergenza climatica anziché ignorarla. “Siamo tornati indietro su tutto. Oggi si ride del cambiamento climatico – commenta – come se fosse una baggianata, invece di utilizzare misure di buonsenso”.

Un oceano in trasformazione

Quanto ha visto cambiare il mare in trent’anni?

“Non in meglio. Le temperature aumentano, l’acidificazione è in crescita, e la plastica pervade gli oceani, con pesci tropicali avvistati nel Mar Tirreno. Negli ultimi quindici anni abbiamo perso il 70% delle barriere coralline. È un disastro. Venti anni fa, non trovavamo oggetti di plastica galleggianti. Oggi, il cambiamento climatico è visibile ovunque”.

Il momento della consapevolezza

Quando ha capito che c’era un problema?

“Un evento che mi ha colpito è avvenuto nel 1994, nel sud del Pacifico. Dopo venti giorni in mare aperto, pensavo di essere nel nulla e mi sono trovato circondato da decine di pescherecci. Ho detto a me stesso: ‘Cavolo, siamo già arrivati a questo punto’”.

La crisi dell’ecosistema marino

Qual è la situazione attuale dei mari?

“I mari sono in crisi, il riscaldamento delle acque è preoccupante. Guardando il Mediterraneo, si nota un mare chiuso, sovrasfruttato e con eccessiva pesca intensiva. È necessario creare aree marine protette più estese e ridurre l’inquinamento da CO2, ma nessuna azione concreta sta avvenendo”.

Soluzioni necessarie

Quali dovrebbero essere le prime azioni da intraprendere?

“Non ne sono certo, ma ritengo cruciale investire nella formazione dei professionisti impegnati nella ricerca scientifica per la salvaguardia del mare. È essenziale ascoltarli: gli scienziati dedicano la loro vita per capire come proteggere gli oceani, ma spesso non vengono ascoltati. Ignorarli è come non prestare attenzione a un medico che ci ha appena diagnosticato una malattia”.

Una questione culturale

La vera emergenza è culturale?

“Assolutamente sì. È fondamentale che ognuno comprenda l’importanza del proprio contributo per il bene del pianeta, senza delegare agli altri. La natura è un nostro alleato in questa battaglia e ci sta inviando segnali chiari e forti, che presto non potranno più essere ignorati”.

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