Ginevra, 26 luglio 2025 – I recenti sviluppi in Italia hanno riacceso i riflettori sul virus chikungunya. Martedì scorso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allerta, evidenziando un rischio di epidemia. Ma cosa comporta la chikungunya, e quali sono le ragioni del crescente allarme in questo periodo?», riporta Attuale.
Chikungunya: sintomi e modalità di trasmissione
Il chikungunya è un’infezione che si diffonde attraverso la zanzara Aedes (in particolare Aedes aegypti e Aedes albopictus, nota come zanzara tigre), frequentemente rinvenibile nelle aree tropicali, ma che ha recentemente fatto la sua comparsa al Nord a causa dei cambiamenti climatici. La trasmissione nell’uomo avviene attraverso le punture delle zanzare femmine infette. È importante notare che il virus non può essere trasmesso direttamente da persona a persona.
La manifestazione della chikungunya è segnata da febbre acuta, che è seguita da poliartrite cronica, la quale può persistere per mesi o anche per anni, causando notevoli limitazioni. Altri sintomi comprendono mal di testa, dolori muscolari e gonfiore articolare, mentre i decessi causati dalla malattia sono estremamente rari.
Diagnosi e trattamenti disponibili
Il virus responsabile della malattia è a RNA; per l’individuazione nel corpo umano, si utilizza una tecnica di biologia molecolare nota come RT-PCR (Reverse transcriptase–polymerase chain reaction). Dopo più di una settimana dall’inizio dei sintomi, è possibile effettuare test sierologici per la ricerca di anticorpi specifici (IgM).
Attualmente non esistono cure specifiche, ma sono disponibili solo terapie di supporto. La prevenzione è cruciale e implica l’evitare le punture delle zanzare. Negli Stati Uniti, due anni fa, la FDA ha approvato un vaccino contro questa malattia.
Conoscere la diffusione e l’epidemia di vent’anni fa
Il virus chikungunya è presente in numerose regioni del mondo, incluse l’Africa, l’India, il Pakistan, il Nepal, Guam, il Sud-Est asiatico, la Nuova Guinea, la Cina, il Messico, il Sud e Centro America, nonché nelle isole dei Caraibi, nell’Oceano Indiano e nel Pacifico, con alcune aree anche in Europa.
È nell’Oceano Indiano che, vent’anni fa, si è verificata una epidemia che ha avuto origine nelle isole, diffondendosi rapidamente a livello globale e infettando quasi mezzo milione di persone. Attualmente, l’OMS sta assistendo a una situazione simile con l’emergere di focolai: dall’inizio del 2025, Réunion, Mayotte e Mauritius hanno riportato importanti epidemie di chikungunya. Secondo Diana Rojas Alvarez, esperta dell’OMS, “si stima che un terzo della popolazione a Réunion sia già stata infettata”, come riporta Reuters.
Come vent’anni fa, il virus si sta espandendo in altre zone della regione, tra cui Madagascar, Somalia, Kenya e anche nel sud dell’Asia. Sono stati documentati casi di infezione anche in Europa, “importati” dalle isole dell’Oceano Indiano, in particolare in Francia.
Casi segnalati nel Bolognese
Il secondo caso di chikungunya registrato nel comune di Bentivoglio (in provincia di Bologna) è considerato importato. Il paziente ha recentemente viaggiato in una zona a rischio e viene identificato come ‘paziente zero’; tuttavia, il primo caso suggerisce già l’insorgenza di una trasmissione locale. L’ASL ha avviato misure di profilassi, includendo attività di disinfestazione e un piano di sorveglianza della popolazione.
Situazione epidemica in Francia
La situazione preoccupa in particolare in Francia, dove il 16 luglio, l’ente sanitario francese (SPF) ha accertato la presenza di 12 focolai di trasmissione, con una stima di circa trenta casi totali. Si prevede che le infezioni aumenteranno ulteriormente. “Il numero di focolai indica un significativo rischio di trasmissione autoctona di questi virus nella Francia continentale”, ha avvertito l’agenzia in un rapporto settimanale riportato da Le Monde. Tale livelli anomali di focolai a inizio estate sono attribuibili all’epidemia che ha colpito le isole francesi dell’Oceano Indiano, Réunion e Mayotte, nei mesi recenti. Dalla primavera, le autorità sanitarie hanno registrato centinaia di casi provenienti da Réunion, giunti in Francia.