Iniezioni e incendi: parte il processo contro il “dottor Morte” in Germania per 15 omicidi

15.07.2025 08:45
Iniezioni e incendi: parte il processo contro il "dottor Morte" in Germania per 15 omicidi

Il processo di Johannes M.: il medico serial killer di Berlino

A posteriori, tutto era già stato preannunciato nella sua tesi: «Perché gli uomini uccidono?». Johannes M. aveva solo 28 anni nel 2013 quando ottenne il suo dottorato, essendo un medico laureato da due anni. La sua dissertazione analizzava i crimini avvenuti a Francoforte tra il 1945 e il 2008, cercando di stimare quanti rimanessero impuniti. Di recente, si è aperto il processo a suo carico: è accusato di 15 omicidi ed è stato arrestato un anno fa all’aeroporto di Berlino mentre tornava da una vacanza con la moglie e il figlio, riporta Attuale.

Oltre alle accuse principali, la Procura sta investigando su altri 75 decessi sospetti tra i pazienti da lui visitati, per i quali non si avrà mai una risposta concreta. Questo “Dottor Morte” di Berlino potrebbe rivelarsi uno dei peggiori serial killer della Germania del dopoguerra.

Fino a poco tempo fa, M. lavorava in hospice e forniva assistenza domiciliare a pazienti gravemente malati, ma non terminali. Quando riceveva una chiamata d’emergenza, era solito presentarsi e iniettare un potente anestetico insieme a un rilassante muscolare: una combinazione che causava arresto respiratorio in pochi minuti. Ci sono stati casi in cui ha ucciso davanti ai familiari, come quello di un signore di 84 anni che, nelle sue ultime parole, ha esclamato «aua» mentre M. abbracciava la figlia.

Nonostante i suoi crimini, molti colleghi lo descrivevano come empatico e gentile, dedicato alla cura dei pazienti. «Negli ultimi tempi sembrava sopraffatto», ha dichiarato un collega alla Zeit, interrogandosi se in questi «orrendi crimini» potesse, in qualche modo, vedersi come un salvatore. La sua carriera è stata caratterizzata da molteplici cambi di specializzazione: medico di base, radiologo, specialista in un centro oncologico (dove sono avvenuti alcuni dei primi omicidi noti). Due anni fa, M. si era preso una pausa per formarsi ulteriormente, cercando di orientarsi nella medicina del lavoro, lontano dai pazienti più fragili. Tuttavia, nel 2024, è tornato a operare in hospice.

Ha così iniziato a segnare croci sulla mappa di Berlino: Tempelhof, Neukölln, Schöneberg, Köpenick, Kreuzberg, Gropiusstadt. Sembra un meccanismo infernale, simile a quelli descritti nei racconti di Ferdinand von Schirach, l’autore penalista. La prima croce segnata risale al 2021, una ragazza straniera di 25 anni che era venuta in Germania per le cure. Un’altra vittima, di 57 anni, aveva appena esclamato alla figlia: «Voglio vedere mio nipote alle elementari».

Il caso che ha portato alla sua cattura è il numero undici. Per occultare le prove, ha dato fuoco all’abitazione della paziente di 87 anni, come aveva fatto altre cinque volte. Tuttavia, in questa occasione, contattò la sua supervisore, comunicando che si sarebbe preso un pomeriggio libero per consultare un collega online, proprio come aveva fatto in relazione a un’altra paziente morta in un incendio. Queste parole rimasero impresse nella mente della sua supervisore.

Il 8 luglio, M. agisce di nuovo: uccide due volte. Si mostra sempre più audace, o forse cerca di farsi scoprire. Incendia altri due appartamenti, spingendo finalmente la sua supervisore a denunciare il medico che portava la morte e le fiamme dove andava. Ci si chiede se si sarebbe potuto fermare prima. Quanti colpevoli ci sono, quante persone hanno chiuso gli occhi di fronte ai decessi dei pazienti più vulnerabili? M. sapeva bene, come evidenziato nella sua tesi, che in Germania si praticano poche autopsie rispetto ad altri paesi. Sapeva anche che «gli omicidi tra le persone bisognose di cure non sono facili da dimostrare».

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