Israele ha annientato il comando militare in Iran

13.06.2025 11:56
Israele ha annientato il comando militare in Iran

Le Conseguenze dell’Attacco Israeliano sulla Struttura Militare dell’Iran

L’arsenale militare iraniano si compone di due forze principali, che operano come due grandi entità, necessitando di un coordinamento efficace. La prima di queste forze sono i Guardiani della Rivoluzione, noti anche come pasdaran, istituiti dopo il 1979, mentre la seconda consiste nelle forze armate regolari. I pasdaran, in particolare, sono considerati più ideologicamente solidi e dispongono di maggiori risorse. Recentemente, un attacco israeliano ha portato alla morte sia del comandante dei pasdaran, Hossein Salami, che del capo di stato maggiore, Mohammad Bagheri, il più alto ufficiale militare dell’Iran, che rispondeva esclusivamente alla Guida Suprema Ali Khamenei, la figura politica e religiosa predominante del paese, riporta Attuale.

In situazioni di emergenza, esiste un comando interforze, denominato Khatam al Ambiya, che ha il compito di coordinare le due forze militari dell’Iran, diretto dal generale Gholamali Rashid. Questo alto ufficiale è stato ucciso durante l’attacco, evidenziando la capacità di Israele di ottenere informazioni dettagliate sulle posizioni strategiche dei leader militari iraniani. Ciò ha lasciato l’Iran colpito e privo di una guida militare in un arco di tempo brevissimo, costringendo Khamenei a nominare rapidamente nuovi comandanti per sostituire quelli eliminati.

Quando simili attacchi mirati avvengono a carico di gruppi terroristici, si fa riferimento alla «strategia della decapitazione». Tuttavia, in questo caso, l’operazione ha implicato l’intero apparato militare di una nazione. Nel corso del tempo, alcuni esperti hanno messo in discussione l’efficacia di tali operazioni, poiché i comandanti uccisi sono frequentemente sostituiti da altri leader militari.

Salami, in quanto capo dei pasdaran, intratteneva rapporti con una vasta gamma di milizie alleate dell’Iran attive in Medio Oriente, come Hezbollah in Libano, gli Ansarallah (noti come Houthi) in Yemen e i gruppi armati sciiti in Iraq. Queste fazioni erano parte integrante di una strategia iraniana ben definita che formava il cosiddetto «asse della Resistenza». Israele aveva già applicato strategie simili nell’anno precedente, tentando di indebolire la leadership di Hezbollah, considerato il gruppo più potente dell’asse e una minaccia seria per la sicurezza israeliana.

Eliminare Salami costituisce un duro colpo per l’intero sistema dell’«asse della Resistenza», con l’intento di rallentare le reazioni dei gruppi filo-iraniani. Giovedì, il Dipartimento di Stato statunitense aveva invitato i propri funzionari diplomatici a lasciare l’Iraq, con l’obiettivo di proteggerli da potenziali attacchi di rappresaglia provenienti da gruppi iracheni alleati ai pasdaran, i quali vedono Israele e Stati Uniti come un’unica entità da colpire senza distinzioni.

Da anni si parla di un possibile intervento israeliano contro i siti nucleari iraniani, un tema emerso durante la presidenza di George W. Bush tra il 2000 e il 2008, e recentemente tale attacco è avvenuto. Tuttavia, nel tempo, l’Iran ha adattato le proprie misure di sicurezza, implementando strategie di protezione dei propri programmi nucleari. Ad esempio, uno dei siti di arricchimento dell’uranio è stato costruito a Fordow, all’interno di una montagna, per garantirne la protezione con uno spessore significativo di roccia.

Di conseguenza, compromettere fisicamente il programma nucleare iraniano attraverso bombardamenti aerei in un breve periodo appare ora estremamente complesso, se non addirittura impossibile. Pertanto, l’operazione di Israele non solo si è tradotta in un attacco alle infrastrutture, ma ha anche rappresentato un attacco diretto alla catena di comando militare dell’Iran e al gruppo di scienziati che dirige il programma di ricerca nucleare, attraverso una serie di omicidi mirati.

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