Recentemente, Israele ha intensificato le sue operazioni contro l’Iran, mirando specificamente a danneggiare il programma nucleare di Teheran. Sebbene in pubblico Tel Aviv neghi di avere un proprio arsenale nucleare, dati e affermazioni contraddittorie sollevano preoccupazioni globali, riporta Attuale.
Sebbene ufficialmente Israele non riconosca di possedere armi nucleari, le indiscrezioni e le informazioni trapelate negli anni suggeriscono il contrario. Israele è identificato come uno dei nove stati al mondo in possesso di armi nucleari, con stime che indicano circa 90 testate nucleari e la potenzialità di produrne ulteriori 200 o 300. Il paese, peraltro, è equipaggiato con missili e sottomarini in grado di trasportare tali testate, indicativo della sua capacità di lanciare attacchi nucleari, una capacità che possiede da decenni.
La necessità di un programma nucleare è stata riconosciuta dai leader israeliani fin dalla nascita dello stato nel 1948. Nel 1952, la Commissione israeliana per l’energia atomica fu istituita, con il primo presidente Ernst David Bergmann che dichiarò, in riferimento alla Shoah, che la nucleazione era una protezione vitale per il popolo ebraico. Le fonti storiche indicano che Israele avrebbe ricevuto assistenza dalla Francia negli anni ’50, per la costruzione del sito di Dimona, essenziale per lo sviluppo del programma nucleare israeliano.
La segretezza attorno a Dimona è stata tale che nel 1958, l’intelligence americana, pur avendo rilevato attività inusuali, si è vista fornire spiegazioni non plausibili, come ipotetici impianti tessili. Solo nel 1960 Ben Gurion ammise la presenza di un centro di ricerca nucleare, pur sostenendo che fosse per scopi pacifici.
Nella metà degli anni ’60, Israele aveva probabilmente già avviato la produzione di testate nucleari. La questione se Israele abbia mai effettuato test nucleari rimane aperta; l’incidente di Vela nel 1979, in cui un satellite americano rilevò due esplosioni, ha alimentato i sospetti, anche se le prove non sono mai state definitive. Negli anni ’80, il giornale Sunday Times pubblicò foto che suggerivano un arsenale nucleare di almeno 100 testate, rivelazioni ottenute attraverso l’ex tecnico nucleare Mordechai Vanunu, che è stato arrestato dopo aver rivelato informazioni sensibili.
Israele non ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare, regolamento internazionale che limita la proliferazione di armi nucleari. Questa strategia di “ambiguità nucleare”, in cui Israele né conferma né nega l’esistenza del suo arsenale, funge da deterrente, mantenendo i potenziali nemici in uno stato di incertezza.
Nell’era moderna, le immagini satellitari hanno mostrato che il sito di Dimona è sottoposto a lavori significativi, il che ha portato a interrogativi riguardo il futuro del programma nucleare israeliano. Resta incerto se si tratti di aggiornamenti infrastrutturali o di un’estensione dell’arsenale nucleare nazionale.