Italia sotto pressione per il concerto di Valery Gergiev nonostante il divieto europeo

14.07.2025 11:50
Italia sotto pressione per il concerto di Valery Gergiev nonostante il divieto europeo
Italia sotto pressione per il concerto di Valery Gergiev nonostante il divieto europeo

Il 27 luglio 2025 a Reggio di Caserta, nell’ambito del festival Un’Estate da RE, è previsto il primo concerto in Italia del direttore d’orchestra Valery Gergiev, solista del teatro Mariinskij e noto amico personale di Vladimir Putin. Gergiev è stato bandito dai palcoscenici europei dopo l’invasione russa dell’Ucraina, a causa del suo sostegno aperto al regime di Mosca e alla sua politica estera aggressiva.

Dibattito politico e culturale in Italia

Vincenzo De Luca, governatore della Campania, sostiene che la cultura non debba essere influenzata dalla politica, definendo il divieto europeo nei confronti degli artisti filo-Putin «un momento di follia» risalente all’inizio del conflitto. Tuttavia, la scelta di invitare Gergiev ha suscitato forti critiche da parte di vari esponenti politici italiani, tra cui Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, che ha definito il maestro un «megafono culturale di Putin e dei suoi crimini». Picierno ha sottolineato che la sua presenza non è censura ma parte di una strategia mirata a «ammorbidire l’opinione pubblica occidentale sulla Russia» in quanto «elemento essenziale della guerra culturale del Cremlino».

La portavoce della Commissione Europea, Eva Krncírová, ha precisato che il festival non riceve fondi europei, ma è finanziato da risorse italiane, pur ribadendo l’appello dell’Unione a non ospitare artisti che sostengono «la guerra aggressiva della Russia contro l’Ucraina».

Reazioni e contesto internazionale

Attivisti dell’opposizione russa, in particolare il Fondo anti-corruzione legato ad Alexei Navalny, hanno condotto un’inchiesta sulle proprietà italiane di Gergiev, chiedendo al ministero dell’Interno italiano di vietarne l’ingresso nel paese e annullare il concerto .

L’idea che «arte e sport siano apolitici» viene criticata come ipocrisia: spesso sono slogan utilizzati per evitare confronti con temi scomodi o perdite economiche. In tempi di guerra e crisi, il silenzio di figure pubbliche equivale a un sostegno implicito all’aggressore. Gergiev non è solo un artista, ma un rappresentante influente di un sistema che reprime qualsiasi dissenso contro la politica imperiale del Cremlino.

Cultura come strumento di propaganda

Il regime di Putin usa eventi culturali per legittimare le sue azioni, con concerti come quello di Gergiev che hanno accompagnato la guerra in Georgia nel 2008, l’annessione della Crimea nel 2014 e le operazioni in Siria nel 2016. I media russi hanno ampiamente diffuso la notizia del ritorno del direttore in Europa, parte di un più ampio tentativo di normalizzare l’aggressione.

Questa strategia ha radici profonde: sin dall’era sovietica, musica, teatro e balletto sono stati strumenti di propaganda per creare un’immagine positiva del regime, mascherando repressioni e violenze. La scelta italiana invia un segnale ambiguo: mentre da un lato si condanna l’aggressione russa, dall’altro si apre spazio a un esponente della sua propaganda culturale.

Necessità di sanzioni culturali

Il rifiuto di concedere visti, onorificenze o contratti a chi supporta regimi repressivi è fondamentale per impedire che l’arte diventi uno strumento di oppressione. La cultura possiede un potere enorme e con esso una responsabilità: non deve legittimare chi disprezza i diritti umani e le libertà fondamentali.

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