Il Ritorno di Khamenei: Messaggio di Vittoria e Tensioni Crescenti in Iran
La comune impressione dal video di tredici minuti diffuso dalla televisione di Stato iraniana è quella di un leader che cerca di rassicurare la nazione. La voce roca dell’ayatollah Ali Khamenei, insieme ai lunghi intervalli di silenzio, suggerisce un certo stato di tensione, amplificato dal suo turbante, simbolo della sua autorità. Dopo giorni di assenza, l’ayatollah riappare per smorzare le voci sul suo stato di salute: “È vivo!” afferma, lodando la “grande vittoria contro il nemico sionista”, riporta Attuale.
Il messaggio inizia con un richiamo ai valori religiosi: “Nel nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso. Pace e benedizioni sulla cara e grande nazione dell’Iran.” Nella stessa scenografia del precedente messaggio, Khamenei onora la memoria dei “preziosi martiri” del Paese, descrivendo i loro sacrifici come strumenti di una vita in lotta contro forze oppressori. Ringrazia la nazione per la sua resilienza e unità, nonostante le pressioni esterne.
Khamenei avanza le sue congratulazioni ai “nove milioni di iraniani” per le vittorie ottenute, sostenendo che gli Stati Uniti, inrotti in una guerra contro l’Iran, non hanno ricevuto alcun successo significativo nel loro tentativo di neutralizzare il regime. Secondo lui, l’America non ottiene risultati dalle sue azioni, e le affermazioni del presidente Trump sono “esagerate” rispetto alla realtà della situazione militare.
In un passaggio controverso, il leader religioso afferma che la vera riscossa della nazione risiede nella “straordinaria unità” del popolo iraniano. Tuttavia, nella capitale, le reazioni non si sono fatte attendere. Infatti, molti cittadini si sono opposti a questa narrazione, sottolineando come solo una minoranza sostenga effettivamente il regime in carica.
Khamenei critica ulteriormente le pretese occidentali, sostenendo che la vera mira degli Stati Uniti non è solo sul programma nucleare iraniano, ma sul desiderio di vedere l’Iran capitolare. “Non ci arrenderemo mai,” ribadisce, sottolineando come ogni discussione di resa sia avvertita come un affronto personale e nazionale.
Ciò che appare chiaro è il tentativo di Khamenei di mantenere il controllo e rafforzare il morale della popolazione in un momento di crescente vulnerabilità. Nonostante la sua retorica di vittoria, ci sono segni evidenti che il programma nucleare e missilistico iraniano ha subito colpi duri. Le voci che emergono dall’interno del regime suggeriscono ansia e timore, con crescenti preoccupazioni su sabotaggi e potenziali attacchi interni da parte di oppositori.
Il discorso del leader non tocca però temi cruciali come il futuro del Paese. Non menziona questioni di negoziati internazionali, né offre spunti sulle trattative in corso per il nucleare con i mediatori dell’Oman, da cui non è pervenuta ancora risposta da parte dell’Iran.
Infine, mentre Khamenei si presenta come il “volto della tigre di carta”, altri membri del regime sembrano prendersi la briga di fare compromessi per garantirne la sopravvivenza. In un clima di crescente repressione, anche il numero delle esecuzioni è aumentato, suggerendo un regime che, mentre proclama vittorie, mostra segni di crescente fragilità. La situazione politica in Iran rimane estremamente volatile, con una popolazione in crescente disillusione e una leadership che continua a minacciare e a reprimere ogni dissenso.