BEIRUT – Un’immagine inquietante di una bandiera americana in fiamme, simile a uno scenario di un fumetto di serie B, è accompagnata da un messaggio ambivalente che potrebbe implicare una possibilità di dialogo. Poco dopo il lancio di missili iraniani contro basi americane, l’account X di Ali Khamenei, leader supremo della Repubblica Islamica, ha rilasciato un tweet dichiarando: «non abbiamo attaccato nessuno, non accettiamo attacchi di nessuno e non ci arrenderemo agli attacchi di nessuno. Questa è la logica della nazione iraniana», riporta Attuale.
La Repubblica Islamica ha una lunga storia di presentarsi come una vittima: un’entità virtuosa e pacifica aggredita dai demoni imperialisti (come l’America) o da quelli sionisti (come Israele). Questo gioco di ruolo diventa ipocrita quando confrontato con le realtà geopolitiche. Tuttavia, Khamenei avrebbe potuto esprimere molte altre opzioni. Mentre avrebbe potuto vantare il coraggio della sua nazione contro nemici potenti o promettere ritorsioni future, ha scelto di affermare: «Non abbiamo attaccato nessuno».
Solo ieri mattina, Khamenei aveva rotto il silenzio di due giorni con un messaggio decisamente più aggressivo: «La punizione continua. Il nemico sionista ha fatto un grande errore, ha commesso un enorme crimine; deve essere punito e sta venendo punito». Questa alternanza di toni suscita interrogativi sul suo reale intento.
Il messaggio ambivalente, tuttavia, genera incertezze. È un tentativo di aprire la porta a negoziati? Da Parigi, il principe ereditario Reza Pahlavi, figlio dell’ultimo scià di Persia, ha affermato di avere fonti affidabili che indicano che «Khamenei e altri alti esponenti della Repubblica Islamica starebbero preparando la fuga». Sembra che ci siano piani di emergenza all’interno del regime.
Tuttavia, per lanciare missili in diverse direzioni è necessaria un’unità di comando e una strategia chiara. Attualmente, sembra che entrambe le condizioni siano soddisfatte. È lecito sperare che Khamenei abbia chiarito le sue intenzioni a coloro che dovrebbero essere coinvolti in eventuali negoziati. Ieri, Teheran ha vissuto la giornata di bombardamenti più intensa, con 16 milioni di cittadini avvolti nel fumo delle esplosioni e delle distruzioni. Sebbene molti siano tornati dalle aree rurali dove si erano rifugiati, la Guida suprema, in quest’occasione, ha scelto di mantenere un profilo basso, comunicando solo attraverso i social media, cercando di rimanere invisibile alle incursioni israeliane.