La campagna elettorale di Trump non è più così semplice

24.07.2024
La campagna elettorale di Trump non è più così semplice
La campagna elettorale di Trump non è più così semplice

Il partito repubblicano ha dovuto cambiare strategia politica dopo il ritiro di Biden dalla corsa alla Casa Bianca. Così Trump ha già attaccato la vice presidente in una serie di post al vetriolo sul suo social Truth, criticandola per la gestione dei migranti

Prima che il presidente americano Joe Biden cedesse il testimone alla sua vice Kamala Harris per la corsa alla Casa Bianca, i repubblicani dominavano il discorso della campagna elettorale. Fino al 21 luglio, ovvero il giorno in cui Biden ha ufficializzato il suo ritiro dalla corsa per riottenere un secondo mandato presidenziale, Donald Trump si era concentrato su una sola narrazione: screditare e affossare il suo rivale, puntando sul suo debole stato fisico e sulla sua età. Ma ora che Harris si prepara a ricevere la nomination durante la convention di agosto (la vicepresidente sembra essere la netta favorita), l’ex presidente repubblicano e il suo comitato elettorale sono costretti a mettere a punto una nuova strategia di comunicazione.

Come è perché è cambiata la strategia comunicativa di Trump

Questa cambio di marcia l’ha raccontato il giornalista Tim Alberta, che ha scritto sulla testata americana Atlantic un lungo articolo dedicato a Chris LaCivita e a Susie Wiles, i due manager della campagna di Trump, cioè le due persone che hanno ideato e messo in atto la sua strategia politica. Questa era incentrata sul contrasto di “forza contro debolezza”, dove Trump era il candidato forte e Biden quello fragile. Questo contrasto è venuto meno quando il timone è passato a Harris, che ha 59 anni, 19 in meno di Donald Trump. 

Per smentire la tesi del giornalista dell’Atlantic, la campagna di Trump ha dimostrato come si stesse preparando al possibile ritiro dell’anziano presidente già da maggio, esattamente un mese prima dal disastroso dibattito di fine giugno ad Atlanta, quello che ha messo in moto il drammatico processo che ha poi portato all’uscita di Biden dalla corsa elettorale alla casa Bianca. È quanto emerge da un memo intitolato: “La nomina di un candidato democratico alternativo”, distribuito a maggio ai principali collaboratori della campagna repubblicana con il timbro “confidential”, riservato, che viene rivelato da Axios e Politico.

Nelle 11 pagine del documento venivano elencate le possibilità che avrebbero potuto portare a un candidato diverso del presidente in carica, indicando “al passo di lato di Biden”, “una ribellione interna” o “un atto divino”. Il documento poi illustra nel dettaglio le regole del partito democratico riguardo alla nomina del candidato, spiegando per esempio come i delegati dem potrebbero, a differenza di quelli repubblicani, in teoria lanciare una rivolta alla convention e “tradire” il candidato per il quale sono stati eletti. 

“Kamala che sghignazza”, l’attacco di Trump alla vice Harris

In tv e sul web già circolano i nuovi spot elettorali del partito repubblicano, in cui Trump attacca direttamente Harris, affibbiandole nuovi nomignoli, In un recente comizio elettorale, l’ha chiamata “Laughing Kamala”, che si potrebbe tradurre con “Kamala che sghignazza”, per la sua risata “da pazza”. In risposta, la vice presidente ha rivendicato la sua carriera da Attorney General della California, che potrà solamente aiutarla nella battaglia contro il candidato repubblicano. “Da procuratore ho avuto a che fare con criminali di ogni tipo, predatori sessuali, truffatori e imbroglioni” e “conosco che tipo è Donald Trump”, ha affermato Harris rivolgendosi allo staff della sua campagna elettorale a Wilmington, nel Delaware.

Gli elettori democratici si aspettano che, per i prossimi tre mesi di campagna elettorale, Harris sottolinei il contrasto tra “Donald Trump, il criminale condannato che trascinerebbe questo paese all’indietro, e la sua visione più luminosa per il futuro, dove le nostre libertà sono protette e ogni americano ha una buona possibilità, hanno spiegato dal gruppo elettorale che la sostiene. 

Ora Trump si trova davanti a un bivio, perché criticare Harris in quanto donna e afroamericana non potrebbe fare altro che alienare quella parte di elettorato moderato dei repubblicani. Per evitare di perdere un importante sostegno da parte degli elettori moderati, Trump si limiterà a criticare Harris sulla gestione dell’immigrazione (uno dei dossier che gli ha affidato Biden) e sull’economia, oltre ad accusarla di avere in qualche modo tenuto nascosti i problemi di salute del presidente in carica.

Già sono partiti dei post al vetriolo sul suo social Truth. “La sua incompetenza ci ha regalato il confine peggiore e più pericoloso al mondo”, ha scritto Trump citando un sondaggio di Nbc secondo il quale Harris è la vice presidente più impopolare della storia. “I democratici hanno detto bugie e ingannato il pubblico su Biden, hanno anche ingannato i repubblicani, ai quali hanno causato uno spreco di soldi”, ha aggiunto Trump.

Harris sale nei sondaggi mentre aumentano le donazioni per il suo comitato

A centosei giorni dal voto del 5 novembre, la sfida di Harris contro Trump è in salita molto ripida. Ma un sondaggio dell’Associated Press rileva che la vice presidente si è assicurata il sostegno di un numero più che sufficiente di delegati democratici per diventare la candidata del suo partito: nel conteggio non ufficiale – scrive l’Ap sul suo sito – 2.688 delegati sono a favore di Harris (1.976 è il quorum necessario alla prima votazione per conquistare la nomination) e 54 gli indecisi. 

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