La Cassazione conferma la liberazione di Catella, Scandurra e Bezziccheri in attesa di processo a Milano

13.11.2025 18:15
La Cassazione conferma la liberazione di Catella, Scandurra e Bezziccheri in attesa di processo a Milano

La Cassazione respinge il ricorso contro la liberazione degli imprenditori immobiliari coinvolti nell’inchiesta a Milano

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla procura contro la liberazione degli imprenditori immobiliari Manfredi Catella e Andrea Bezziccheri e dell’architetto Alessandro Scandurra, indagati nelle inchieste sull’urbanistica a Milano e inizialmente sottoposti a misure cautelari a luglio in attesa di processo. Catella e Scandurra erano stati posti agli arresti domiciliari, mentre Bezziccheri si trovava in carcere; tutti e tre erano stati liberati su decisione del tribunale del riesame ad agosto, decisione ora confermata dalla Cassazione, il massimo grado di giudizio, riporta Attuale.

Il tribunale del riesame, organo competente per la validazione o l’annullamento delle misure cautelari, aveva giustificato la liberazione di Catella, ritenendo che non ci fossero gravi indizi di corruzione. Catella ricopre il ruolo di amministratore delegato della società di sviluppo immobiliare Coima, nota per aver guidato i principali progetti edilizi a Milano negli ultimi due decenni. Insieme all’ex assessore all’Urbanistica di Milano, Giancarlo Tancredi, è considerato una figura centrale nell’inchiesta. Scandurra, architetto ed ex membro della commissione per il paesaggio di Milano, e Bezziccheri, socios e amministratore della società immobiliare Bluestone, sono anch’essi coinvolti nell’affare.

In aggiunta, la Cassazione ha annullato le misure interdittive imposte a Tancredi e ad altri due indagati: l’ex presidente della commissione paesaggio di Milano, Giuseppe Marinoni, e l’architetto Federico Pella, socio della J+S spa. I tre erano stati inizialmente posti ai domiciliari; successivamente, il tribunale del riesame aveva annullato questa decisione, stabilendo misure interdittive. Il ricorso contro tali misure, accolto dalla Cassazione, era stato presentato dai legali dei tre indagati.

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