La Cina alza la voce accusando Washington per l’aumento dei dazi e avvertendo gli altri Paesi di conseguenze per scelte politiche che danneggino Pechino

22.04.2025
La Cina alza la voce accusando Washington per l'aumento dei dazi e avvertendo gli altri Paesi di conseguenze per scelte politiche che danneggino Pechino
La Cina alza la voce accusando Washington per l'aumento dei dazi e avvertendo gli altri Paesi di conseguenze per scelte politiche che danneggino Pechino

Pechino risponde con durezza alle mosse di Trump e rafforza legami regionali per resistere alle pressioni commerciali statunitensi. 

Lunedì il Ministero del Commercio cinese ha lanciato un chiaro ultimatum a Washington: qualsiasi accordo economico che avvantaggi gli Stati Uniti a danno della Cina verrà respinto con “contromisure risolute e reciproche”. Con queste parole, Pechino ha denunciato l’abuso dei dazi doganali americani e ha messo in guardia i partner commerciali globali da negoziati con gli Stati Uniti che penalizzino la seconda economia mondiale. 

La presa di posizione del ministero cinese giunge in risposta a un report di Bloomberg, secondo cui l’amministrazione Trump starebbe preparando sanzioni per i Paesi che, ottenute esenzioni o riduzioni tariffarie dagli Stati Uniti, non dovessero poi frenare gli scambi con la Cina. Nel frattempo, Donald Trumpmantiene in vigore ingenti tariffe su Pechino, sospese invece nei confronti di decine di altre nazioni. 

Dal suo insediamento, l’amministrazione statunitense ha alzato i dazi sulle importazioni cinesi fino al 145%, in una strategia tesa a proteggere l’industria nazionale e ostacolare il progresso tecnologico di Pechino, in particolare nel settore dei semiconduttori. In reazione, la Cina ha imposto misure di ritorsione pari al 125% sui prodotti americani, di fatto instaurando un embargocommerciale bilaterale. Solo negli ultimi giorni, tuttavia, Pechino ha fatto sapere di non avere in programma ulteriori incrementi tariffari generalizzati. 

“Gli Stati Uniti hanno abusato delle tariffe doganali su tutti i partner commerciali, imponendo la cosiddetta equivalenza e costringendo le nazioni a negoziare dazi reciproci”, ha dichiarato un portavoce del Ministero del Commercio. “La Cina è determinata e capace di tutelare i propri diritti e interessi, e rafforzerà la solidarietà con tutte le parti che condividono questa visione”.

Nel mirino di Washington non ci sono solo Pechino e i suoi consumatori, ma anche gli Stati del Sud-est asiatico, area strategica dove l’influenza cinese si è diffusa grazie a massicci investimenti infrastrutturali e tecnologici. 

Per accusare formalmente gli Stati Uniti di “intimidazione” e di ostacolare la pace e lo sviluppo a livello globale, Pechino convocherà questa settimana una riunione informale del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, incentrata proprio sull’uso dei dazi come arma politica. 

Mentre il governo di Washington cerca di limitare l’avanzata cinese nei chip per l’intelligenza artificiale—ultima vittima, il colosso Nvidia, costretto a stanziare 5,5 miliardi di dollari per le restrizioni alle esportazioni— Xi Jinping ha intensificato i contatti con i partner del Sud-est asiatico. Durante una recente visita in tre Paesi della regione, il presidente cinese ha invitato i leader locali a opporsi alle “intimidazioni unilaterali” e a “espandere la propria cerchia dei partner”. 

Il nodo centrale resta l’ASEAN, principale interlocutore di entrambe le superpotenze: nel primo trimestre 2025, il commercio con la Cina ha toccato i 234 miliardi di dollari, mentre gli scambi con gli Stati Uniti si sono attestati a circa 476,8 miliardi in tutto il 2024. 

“Non ci sono vincitori nelle guerre commerciali e tariffarie”, ha ammonito Xi Jinping in una dichiarazione diffusa dai media vietnamiti, lasciando intendere che la strategia di Pechino sarà quella di “abbattere muri” e consolidare alleanze economiche, piuttosto che cedere al ricatto delle sanzioni statunitensi. 

Di fatto Trump sta invitando i prossimi giganti dell’economia mondiale – come Malesia e Indonesia – a porsi sotto l’ombrello di Pechino. Una mossa davvero intelligente!

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