La Yi Peng 3, che era ancorata nelle acque internazionali dello stretto di Kattegat, tra Svezia e Danimarca, starebbe in viaggio per raggiungere Porto Said in Egitto
Nessun accesso delle autorità svedesi sulla nave cinese collegata alla rottura di due cavi sottomarini in fibra ottica per le comunicazioni nel Mar Baltico. È quanto denunciano gli investigatori svedesi che non sono stati autorizzati da Pechino a condurre indagini a bordo del mercantile cinese. E questo nonostante le rassicurazioni di Pechino, che si era detta pronta a “cooperare” con le autorità regionali.
Le indagini lente e ostacolate
Facciamo un passo indietro. Lo scorso 17 e 18 novembre, due cavi per telecomunicazioni sono statti tagliati nelle acque territoriali svedesi nel Mar Baltico. I sospetti si sono rapidamente addensati su una nave battente bandiera cinese, la Yi Peng 3, che navigava nella zona al momento dell’incidente, secondo i siti internazionali che tracciano i movimenti delle imbarcazioni. La Yi Peng 3, che era ancorata nelle acque internazionali dello stretto di Kattegat, tra Svezia e Danimarca, starebbe in viaggio per raggiungere Porto Said in Egitto.
Era, appunto. Perché il sito di tracciamento navale Vesselfinder ha mostrato la Yi Peng 3 dirigersi a nord fuori dallo stretto sabato. Nella giornata di oggi è arrivata la conferma di Pechino: la nave è partita “per garantire il benessere fisico e mentale dell’equipaggio”. Stando a quanto dichiarato dalla portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, “la Cina è disposta a mantenere la comunicazione e la cooperazione con i Paesi coinvolti per portare avanti la gestione dell’incidente”, ha aggiunto, precisando che Pechino ha informato in anticipo tutti “i paesi interessati” che la nave avrebbe lasciato lo stretto di Kattegat.
Ma resta viva e invariata la richiesta delle autorità svedese di salire a bordo dell’imbarcazione per proseguire l’indagine. Lo scorso giovedì, le autorità svedesi, tedesche e finlandesi, accompagnate da un osservatore danese, sono state invitate a salire a bordo del mercantile, per una indagine condotta da Pechino. Il procuratore Henrik Soederman ha confermato oggi all’Afp che non è stato possibile prendere alcuna misura nella nave, nel quadro dell’inchiesta svedese, che si trattasse di interrogare i membri dell’equipaggio o di accertamenti tecnici.
Ma l’autorità svedese che indaga sugli incidenti ha potuto, nel quadro rigido dell’inchiesta cinese, condurre le proprie indagini in parallelo. “Per esempio, parlare ai membri dell’equipaggio e realizzare delle valutazioni tecniche”, ha sottolineato all’Afp il direttore generale di Shk, senza precisare se ci siano stati degli scambi tra la sua Autorità e la Procura.
L’accusa di sabatoggio legato alla guerra in Ucraina
Alla fine di novembre la Svezia aveva sollecitato la collaborazione della Cina con l’inchiesta, precisando, per bocca del premier Ulf Kristersson, che non c’era alcuna “accusa” in corso. Gli incidenti sospetti si sono moltiplicati nel Mar Baltico e nel Mare del Nord dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio
2022.
Perché tanto interesse su questo caso? Queste azioni, che hanno preso di mira in particolare le infrastrutture energetiche e di comunicazione, secondo esperti e politici, rientrano nel contesto della guerra ibrida tra la Russia e i Paesi occidentali, che ha raggiunto il suo culmine dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.