La giudice Mastrandrea: “No alla separazione delle carriere e ai due Csm”

03.11.2025 04:25
La giudice Mastrandrea: “No alla separazione delle carriere e ai due Csm”

La separazione delle carriere e l’indipendenza della magistratura in Italia: le preoccupazioni di Monica Mastrandrea

Roma, 3 novembre 2025 – La magistratura italiana è al centro di un acceso dibattito riguardante la proposta di riforma della separazione delle carriere. Monica Mastrandrea, giudice civilista a Torino e membro della giunta esecutiva centrale dell’Anm, afferma che “la separazione delle carriere è un falso mito: di fatto la divisione tra le funzioni di giudice e di pubblico ministero già esiste. Inoltre, la legge Cartabia ammette un solo passaggio da un percorso all’altro e la percentuale attuale di passaggio si registra attorno a poco più dell’1%”, riporta Attuale.

Le risposte alla riforma sono articolate. Mastrandrea sottolinea che se la riforma fosse considerata inutile, non ci sarebbero così tante preoccupazioni da parte dei magistrati riguardo a un presunto attentato alla democrazia. “Perché la separazione passa attraverso l’istituzione di due diversi organi di governo autonomo – due Csm distinti per capirci – con componenti sorteggiati, e la creazione di un’Alta Corte disciplinare. L’unico obiettivo è quello di indebolire l’indipendenza della magistratura”, afferma.

Parlando dell’indipendenza delle toghe, la giudice evidenzia che “da un lato, la selezione per sorteggio mina alle fondamenta la rappresentatività di qualsiasi organo costituzionale. Nessuna categoria sceglie i propri rappresentanti con sorteggio. Dall’altro, con l’Alta corte disciplinare si rischia di trasformare il procedimento disciplinare in uno strumento di controllo. Avremo una magistratura esposta ad interferenze esterne”.

Mastrandrea specifica anche che esiste un problema legato al ruolo del pubblico ministero: “Un Csm requirente separato da quello giudicante allontanerà il pm dalla cultura della giurisdizione, dei diritti e delle garanzie. I requirenti saranno allontanati dal sistema giustizia per essere aggregati di fatto al sistema dell’amministrazione della sicurezza pubblica con inevitabili ingerenze dell’esecutivo. E a seguire saranno portati sotto il controllo del governo, come in tutti i Paesi in cui c’è questa separazione”.

In risposta alle affermazioni del governo riguardo all’ipocrisia del “potere correntizio”, Mastrandrea ribatte: “Non c’è nessun ‘potere correntizio’: ci sono magistrati che si riuniscono in gruppi associativi sulla base di comuni valori. Il problema in passato è stato il carrierismo di alcuni che però sono stati allontanati”.

La premier ha recentemente accusato l’Anm di non aver mai appoggiato alcuna riforma della giustizia. Tuttavia, secondo Mastrandrea, “affatto. Diamo costantemente un contributo propositivo, penso alla legge sul femminicidio discussa in queste settimane. La riforma Nordio invece si inserisce in un disegno di erosione dello stato di diritto. L’equilibrio tra giustizia e democrazia è messo in discussione non solo in Italia, ma in moltissimi Paesi, dove si attacca il controllo di legalità”.

Riguardo alle scelte del governo, Mastrandrea riconosce che molte di esse, come la gestione dei migranti in Albania e il Ponte sullo Stretto, sono finite nel mirino dei magistrati. “I magistrati applicano la legge”, spiega. “Certo. Ma lo facciamo nel quadro della cornice costituzionale e dei principi sovranazionali. Non c’è nessuna contrapposizione politica. Parliamo della Costituzione, non del governo”.

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