La Lega si riordina in Veneto dopo la sconfitta in Toscana: Zaia capolista e sfida al “bluff del vannaccismo”

15.10.2025 23:15
La Lega si riordina in Veneto dopo la sconfitta in Toscana: Zaia capolista e sfida al “bluff del vannaccismo”

Zaia lancia la sua candidatura con il supporto di Stefani

Roma – “Siamo una famiglia e una squadra ed è giusto condividere questo valore di squadra”. Alla presentazione del neo-candidato Alberto Stefani, il governatore uscente del Veneto Luca Zaia rivendica così la propria appartenenza di “militante” al Carroccio. “Sempre pronto dall’alba al tramonto” e al quale “non devono mai tremare i polsi” per dare battaglia sia fuori che dentro il partito. Nonostante la sfida attesa in Veneto, la disputa che coinvolge il popolarissimo governatore riguarda in realtà il destino della Lega e il suo consenso personale, riporta Attuale.

Mercoledì 15 ottobre, Zaia ha sottolineato di non essere stato deciso né alla guida di una lista civica di sicuro successo né come patronimico di quelle della Lega, che comunque guiderà in tutte le provincie venete. La sua leadership nella Lega nordista di governo potrebbe profilarsi come un ruolo da ministro in un futuro prossimo.

La posizione di Zaia riflette il malumore della Lega nordista nei confronti non solo del deludente risultato toscano dello scorso fine settimana, ma anche della linea “situazionista” adottata dal leader Matteo Salvini, volto a contrastare la concorrenza di Giorgia Meloni e del suo partito. Governatori e parlamentari del Nord hanno già criticato il modello toscano, e Salvini, leader che ha salvato il partito da un tracollo, è consapevole dell’importanza di questo cambio di rotta.

Tanti saluti al bluff di Roberto Vannacci, la Lega si trova a dover ripristinare priorità che proteggano gli interessi delle Regioni e dei ceti produttivi settentrionali. Salvini, come “capitano” e dopo aver sperperato il consenso conquistato tra il 2018 e il 2019, deve ora ricompattarsi in vista delle Politiche del 2027. Rimane pur sempre una distinzione tra l’approccio estemporaneo del leader, attualmente impegnato a delineare un profilo da destra clerico-patriottica oltranzista del Carroccio, e una classe dirigente radicata nella tradizione “antifascista” e dedita alla rappresentanza degli interessi materiali dei ceti produttivi settentrionali.

L’ex generale e eurodeputato, best seller, e promotore di circoli politici che ha guidato le liste regionali del Carroccio in Toscana, incarna ora il paradigma politico della crisi elettorale che il partito dovrà affrontare nel Consiglio federale di martedì prossimo. Salvini, che lo ha fortemente sostenuto, deve ora affrontare le conseguenze della sfida alla leadership di Giorgia Meloni, in una competizione che si è conclusa malamente per la Lega, che ha visto una diminuzione del 90% dei voti in Toscana rispetto a quanto ottenuto alle Europee del 2019.

In una nota, l’ex portiere di Fiorentina e Milan ed ex consigliere regionale leghista Giovanni Galli sottolinea l’urgenza di “devannaccizzare” il Carroccio, esprimendo preoccupazioni sulla presenza dell’unico neo-eletto e sodale del generale, Massimiliano Simoni, che accusa i membri del partito di essere “poltronati” e sostiene valori di “principi mazziniani Dio, Patria e Famiglia”, reminiscenze che richiamano il passato fascista. La sua posizione come singolo rappresentante della Lega a Palazzo Panciatichi ha suscitato un dibattito acceso da parte di governatori e senatori, che richiedono un nordismo “della gente”.

Aggiungi un commento

Your email address will not be published.

Da non perdere