La vita nel bosco di Palmoli: la figlia racconta l’educazione casalinga e la scelta vegana

16.12.2025 17:35
La vita nel bosco di Palmoli: la figlia racconta l'educazione casalinga e la scelta vegana

Palmoli (Chieti) – La figlia maggiore, 8 anni, ha raccontato la vita nel bosco ai giudici il 28 ottobre scorso: “Non vado a scuola, studio a casa. A me piace così, non vorrei andare in un istituto con altri bambini”. La piccola, aiutata dalla madre nella traduzione dall’inglese, ha continuato: “Nella nostra casa, che tutti chiamiamo Amilia, abbiamo stufe a legna e c’è sempre molto caldo. C’è tutto, la luce e l’acqua calda. Dormiamo insieme in una camera, ognuno con il proprio letto. Ci piace stare tutti insieme, nella casa di prima stavamo in camere su piani separati, ma stiamo meglio adesso”, riporta Attuale.

“Mangiamo quasi tutte cose prodotte da noi. Io cucino a colazione i pancake per tutti”

Nelle carte depositate dalla famiglia nel bosco al Tribunale per i minorenni dell’Aquila emergono per la prima volta le testimonianze dei bimbi, come riporta il quotidiano La Repubblica. “Ci piace giocare insieme, all’aperto. Costruiamo una casetta e ci occupiamo dell’orto. Amiamo lavorare la lana con i ferri, lo facciamo tutti e tre”. Quanto al cibo: “Siamo vegani e mangiamo quasi tutte cose prodotte da noi. Io cucino a colazione i pancake per tutti. Ci piacciono molto le cose che mangiamo e ci piace prepararle insieme, come i panini con le uova delle nostre galline”. Con i bambini dei vicini, i tre ‘figli del bosco’ giocano a carte, a canasta: “Mamma e papà ci leggono dei libri, alcuni in italiano e altri in inglese”. Il tablet? “Facciamo videochiamate con i nostri parenti materni che vivono in Australia”. O per vedere qualche documentario sugli animali, assieme ai genitori.

“L’allontanamento dei figli? Mancavano criteri di emergenza, eccezionalità ed interesse del minore”

I giudici sono chiamati a pronunciarsi sul reclamo presentato da Marco Femminella e Danila Solinas, gli avvocati di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, contro l’ordinanza del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che, il 20 novembre, ha disposto la sospensione della responsabilità genitoriale con il contestuale trasferimento dei tre bambini (due gemelli di 6 e la maggiore di 8 anni) in una casa-famiglia a Vasto. Nelle note di trattazione scritte e depositate dai legali dei Trevallion si sottolinea la mancanza dei “criteri di emergenza, eccezionalità ed interesse del minore” a sostegno della decisione che ha allontanato i bimbi dalla casa nel bosco di Palmoli. Una soluzione, sostiene la difesa, che avrebbe potuto avere varie alternative. Soprattutto, si sostiene, non c’era alcuna emergenza tale da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

“L’istruzione parentale non è stata omessa né utilizzata in modo elusivo”

Nel documento i legali ripercorrono i punti chiave della vicenda e dell’ordinanza, evidenziando l’assenza, nel fascicolo, di documenti che certificassero l’educazione dei minori. Sottolineano che l’istruzione parentale, garantita dalla Costituzione, non è stata omessa né utilizzata in modo elusivo: per la figlia in età scolare i genitori avevano chiesto e ottenuto l’ammissione all’esame di idoneità in una scuola statale, con rilascio dei relativi attestati, documentazione che è stata acquisita solo dopo l’emissione dell’ordinanza. Quanto alla cosiddetta deprivazione tra pari, contestata nell’ordinanza, ci si chiede se sia stata effettivamente accertata o desunta dal fatto che i minori non frequentassero la scuola. Al riguardo la difesa richiama le testimonianze raccolte dal programma ‘Le Iene’, ovvero quelle dei vicini di casa, secondo i quali i bambini giocavano con i loro pari, si recavano nel parco, frequentavano persone. Testimoni che, secondo la difesa, sarebbe stato opportuno ascoltare in sede giudiziale così come sarebbe stata opportuno l’intervento di figure come il mediatore linguistico o familiare.

L’assistente sociale: “L’igiene personale è apparsa subito scarsa e insufficiente”

“Non è in discussione la scelta di vita delle persone, bensì la tutela del diritto all’infanzia”, si legge invece in uno dei passaggi della relazione dell’assistente sociale che segue la vicenda della ‘famiglia nel bosco’, secondo quanto scrive Il Centro. Quando lo scorso 20 novembre i tre bambini sono stati trasferiti a Vasto, la loro “igiene personale è apparsa subito scarsa e insufficiente”. E quanto ai rapporti con gli altri minori della struttura “si denotano imbarazzo e diffidenza”. A proposito poi del momento in cui i piccoli sono stati portati via dalla ‘casa del bosco’, secondo l’assistente sociale “le modalità di allontanamento” sono state “tese a non generare nei bimbi alcun trauma”.

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