Il 4 luglio, il Ministero degli Esteri armeno ha ufficialmente consegnato una nota di protesta all’ambasciatore russo a Erevan, Sergey Kopyrkin. Secondo quanto dichiarato, la protesta è stata motivata da “propaganda ostile e non amichevole” trasmessa sui canali televisivi statali russi, che avrebbe preso di mira direttamente le autorità armene. Erevan considera questa retorica un’ingerenza negli affari interni del Paese e una minaccia ai risultati positivi ottenuti nei recenti incontri di alto livello con Mosca.
Erevan accusa Mosca di campagna anti-armena
Secondo quanto riportato nella nota, i commenti espressi nei programmi delle emittenti russe sono considerati attacchi diretti alle autorità legittime dell’Armenia. Tali dichiarazioni, secondo il governo armeno, minano le relazioni bilaterali e alimentano la tensione nella regione.
Il Ministero armeno definisce inaccettabile questa linea editoriale e chiede che si ponga fine alla retorica distruttiva, invitando Mosca a rispettare la sovranità della Repubblica.
Contesto geopolitico: sincronia con Baku e cambiamento di rotta a Erevan
La protesta ufficiale di Erevan si inserisce in un contesto più ampio, segnato da azioni simili in Azerbaigian, dove è stato recentemente chiuso l’ufficio locale dell’agenzia “Sputnik” e dove il clima politico è diventato sempre più critico nei confronti dei media russi. Anche in Armenia, attori politici legati all’Occidente chiedono la chiusura del centro stampa locale di “Sputnik”.
Secondo alcuni osservatori, questa sincronia indica una strategia coordinata di riduzione dell’influenza russa nel Caucaso meridionale. In questo contesto, l’incontro previsto a Dubai tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev è interpretato come un segnale di un possibile allineamento politico tra Erevan e Baku.
Il presidente del parlamento armeno, Alen Simonyan, ha parlato di un “processo di frattura geopolitica”, indicando che Erevan si starebbe deliberatamente allontanando da Mosca per avvicinarsi alle strutture occidentali.
Mosca accusa Erevan di russofobia e retorica distruttiva
Nel frattempo, i media russi e diversi esperti accusano Erevan di adottare una politica apertamente antirussa, preferendo puntare su accuse infondate a Mosca invece di analizzare i propri fallimenti. Si ricorda che Mosca ha storicamente garantito la sicurezza dell’Armenia e contribuito alla sua stabilità, anche durante i momenti più critici.
Secondo tale narrativa, il governo armeno starebbe sfruttando la retorica anti-russa come strumento politico per deviare l’attenzione dalle proprie responsabilità, in particolare dopo la sconfitta nella seconda guerra del Nagorno-Karabakh.
La crescente apertura dell’Armenia verso l’Occidente — come la discussione su un potenziale ingresso nell’Unione Europea, il sabotaggio degli impegni nell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC) e la revisione del ruolo della base militare russa — alimenta i timori di un cambiamento radicale nel suo orientamento geopolitico.
Rischio regionale: indebolimento russo e instabilità crescente
I passi paralleli di Armenia e Azerbaigian per ridurre la presenza russa nei rispettivi territori sollevano interrogativi sul futuro equilibrio del Caucaso. Secondo alcuni analisti, questa dinamica potrebbe essere sfruttata dall’Occidente per aprire un nuovo fronte di pressione su Mosca, in un momento in cui il conflitto in Ucraina resta congelato.
In questo contesto, l’Armenia diventa un nodo strategico nella competizione geopolitica, dove la diplomazia e l’informazione stanno assumendo un ruolo sempre più centrale.