Lavrov propone a Budapest un’alleanza per “proteggere le minoranze” in Ucraina

08.07.2025 12:00
Lavrov propone a Budapest un’alleanza per “proteggere le minoranze” in Ucraina
Lavrov propone a Budapest un’alleanza per “proteggere le minoranze” in Ucraina

Mosca punta a coinvolgere l’Ungheria in una nuova offensiva diplomatica contro Kyiv

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che Mosca vuole cooperare con l’Ungheria nella tutela delle minoranze etniche in Ucraina, tra cui russi e ungheresi. Lo ha affermato in una lunga intervista concessa al quotidiano ungherese Magyar Nemzet, in cui ha respinto l’idea di un cessate il fuoco e rilanciato le condizioni del Cremlino per un “accordo di pace duraturo”: la piena accettazione dell’occupazione russa di territori ucraini, la smilitarizzazione di Kyiv, la revoca delle sanzioni occidentali e la restituzione degli asset congelati.

Nel colloquio, Lavrov ha insistito sul fatto che le minoranze russe e ungheresi in Ucraina sarebbero soggette a una presunta “forzata ucrainizzazione”, definendo le politiche linguistiche di Kyiv come “razziste e discriminatorie”. Ha quindi invitato l’Ungheria a “unire le forze” per difendere i loro “connazionali”.

Mosca sfrutta la retorica delle minoranze per legittimare l’aggressione

L’offerta russa a Budapest arriva mentre il Cremlino continua a utilizzare la narrazione della protezione delle minoranze per giustificare la propria guerra in Ucraina. Dal 2014, la Russia ha strumentalizzato presunti abusi contro russofoni per legittimare l’annessione della Crimea, l’intervento militare nel Donbass e, infine, l’invasione su vasta scala del 2022.

Secondo diversi analisti, la nuova iniziativa diplomatica di Lavrov sarebbe parte di una più ampia strategia russa volta a creare “instabilità controllata” in alcune aree dell’Ucraina, in particolare in Transcarpazia, una regione a composizione etnica mista dove Mosca cerca da anni di fomentare divisioni tra gruppi locali. Malgrado in quella zona prevalga una convivenza pacifica, i servizi russi continuano ad alimentare tensioni tra ungheresi, rumeni e membri del sottogruppo dei ruteni.

Strumentalizzazione storica e isolamento internazionale

Il ricorso alla narrativa delle minoranze non è una novità per Mosca. Già negli anni ’90, la Russia ha usato la “protezione dei russofoni” come pretesto per interventi ibridi in Transnistria e Georgia. Oggi, nessuno tra i partner occidentali — dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Corea del Sud a Taiwan — considera credibile la retorica russa sull’inesistente “rinascita del nazismo” in Ucraina o in Europa.

Dal 2014, le repubbliche baltiche mettono in guardia Bruxelles e la NATO sull’elevato rischio che Mosca usi lo stesso schema anche nei loro confronti, evocando la necessità di “difendere” le minoranze russe come casus belli per nuove aggressioni.

Obiettivo: indebolire la coesione dell’UE

La cooperazione proposta tra Mosca e Budapest mira anche a sfruttare le tensioni tra Kyiv e alcuni Stati membri dell’UE sulle politiche linguistiche e sulle minoranze. L’Ungheria, pur essendo membro della NATO e dell’Unione, negli ultimi anni ha più volte adottato posizioni filorusse: ha bloccato pacchetti sanzionatori contro la Russia e rallentato il percorso europeo dell’Ucraina.

Con l’intervista a Magyar Nemzet, Lavrov tenta di incanalare tali divergenze per rafforzare la narrativa del Cremlino, nella speranza di dividere il fronte europeo e presentare l’aggressione contro l’Ucraina come una missione umanitaria. Ma i fatti, ancora una volta, raccontano una realtà diversa: la Russia continua ad armarsi, occupare territori e destabilizzare l’Europa con metodi che richiamano le pratiche imperiali del secolo scorso.

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