Segnali di preparazione e timori di un’escalation strategica
Secondo quanto riportato dal Financial Times, che cita il capo di un’importante agenzia di intelligence europea, i servizi segreti del continente avrebbero individuato movimenti sospetti riconducibili ad agenti russi intenti a esaminare ponti stradali e infrastrutture ferroviarie, con possibili finalità di sabotaggio. Gli operatori monitorati avrebbero mostrato interesse sia per collegamenti autostradali sia per linee ferroviarie cruciali, suggerendo un potenziale piano di azioni coordinate. L’analisi è stata presentata nell’ambito della sezione dedicata alla sicurezza europea e alle minacce ibride.
Molti membri della comunità d’intelligence considerano queste attività come parte di una dinamica più ampia rispetto al conflitto in Ucraina. L’emergere di una possibile “escalation strategica” riflette la crescente preoccupazione che Mosca stia sondando i punti deboli della difesa europea per costruire una pressione sistematica sulle istituzioni occidentali.
Metodo “ricognizione tramite confronto” e paralleli storici
Per Daniela Richterova, co-direttrice del Centre for Intelligence Studies del King’s College di Londra, la situazione odierna ricorda la fase “prebellica” descritta nei documenti dei servizi segreti cecoslovacchi del periodo sovietico, che illustrano i meccanismi di preparazione alle operazioni di sabotaggio durante la Guerra fredda. La dottrina della ricognizione militare russa attribuisce valore al concetto di “ricognizione tramite confronto”, in cui le vulnerabilità dell’avversario vengono scoperte testandone attivamente le reazioni.
Questa logica contribuisce a spiegare la recente ondata di droni avvistati in Polonia e in altri Paesi europei a partire da settembre 2025. In origine trattati come incidenti di basso profilo, tali episodi vengono ora interpretati come parte di un mosaico operativo più complesso che abbraccia attività cibernetiche, incursioni aeree e sondaggi fisici delle infrastrutture critiche.
Un rischio crescente per la sicurezza civile e infrastrutturale
Gli attacchi considerati “minori” nel 2024 e 2025 sono oggi valutati come una minaccia con effetti potenzialmente destabilizzanti. Stati di confine come la Polonia hanno iniziato a percepire la Russia come una fonte di pericolo per la popolazione civile in misura analoga a quella rappresentata dal terrorismo islamista negli anni successivi al 2001. L’evoluzione qualitativa degli episodi — dal monitoraggio delle strutture fino alla possibilità di azioni dirette — impone una revisione dei protocolli di sicurezza nazionali ed europei.
Il ricorso ai droni consente alla Russia di mappare la densità del radar, i tempi di risposta della difesa aerea e il livello di coordinamento tra le agenzie europee. Integrate con attività di ricognizione clandestina intorno ai ponti e alle ferrovie, queste operazioni offrono elementi per analizzare il funzionamento dell’intero ecosistema di sicurezza dell’UE.
Implicazioni psicologiche e pressioni sulla resilienza europea
La dimensione informativa è parte integrante di tali operazioni: anche la semplice diffusione di notizie relative a possibili tentativi di minare infrastrutture strategiche produce un impatto psicologico significativo. L’obiettivo è erodere la fiducia dei cittadini nella capacità degli Stati di proteggere reti critiche e snodi di trasporto. In questo modo Mosca combina la raccolta di dati operativi con il condizionamento dell’opinione pubblica, alimentando incertezza e percezione di vulnerabilità.
Secondo l’esperto di sicurezza di Chatham House Keir Giles, ciò che emerge pubblicamente rappresenta solo “la punta dell’iceberg” delle operazioni ibride russe. Giles sottolinea che non ha senso definire tali attività in altro modo: si tratta, afferma, di una vera e propria guerra contro l’Europa condotta con strumenti non convenzionali.
La risposta europea e la necessità di un approccio coordinato
L’aumento del numero e della complessità degli episodi induce le capitali europee a rafforzare la cooperazione nella protezione delle infrastrutture critiche. Ciò comporta investimenti non solo nel settore militare, ma anche nella sicurezza civile, nei trasporti e nei sistemi energetici. Di fatto, le azioni russe stanno accelerando l’integrazione delle strutture di sicurezza europee, nonostante l’intento del Cremlino sia opposto.
I governi europei devono però bilanciare la necessità di difendersi con il rischio di alimentare la narrativa russa. Una reazione eccessiva potrebbe essere interpretata da Mosca come un segnale di debolezza o contribuire a ulteriori provocazioni, mentre una risposta troppo blanda rischierebbe di incoraggiare nuove operazioni. Il compito principale consiste quindi nel contenere il rischio, rafforzare deterrenza e resilienza e mantenere la stabilità interna.
Una strategia russa orientata alla pressione di lungo periodo
Il quadro che emerge è quello di una strategia russa che utilizza un ampio spettro di strumenti — sabotaggio, droni, operazioni cibernetiche, disinformazione — per minare la fiducia nelle istituzioni europee e per ridurre la capacità dei Paesi dell’UE di agire in modo coeso. L’obiettivo è generare tensioni interne, indebolire i meccanismi decisionali e costringere l’Europa a destinare risorse crescenti alla difesa, alterando così le sue priorità politiche ed economiche.
Questa pressione prolungata contribuisce a ridefinire la politica di sicurezza europea, spingendo gli Stati membri verso una maggiore integrazione strategica e verso una comprensione più ampia della minaccia ibrida proveniente dalla Russia.