Quanto tempo la Guardia nazionale resterà in California? Donald Trump ieri ha risposto: «Finché non ci sarà più pericolo». Continuando – così come fanno i suoi fedelissimi – a dipingere Los Angeles come una città senza legge che necessita di un intervento militare. Le baionette di Donald Trump sono entrate in azione.
IL PRESIDENTE e la sua corte si sono affidati a un copione già noto dipingendo la città californiana con toni da fuoco e fiamme, un centro di illegalità che richiede un intervento militare urgente. E fra soli tre giorni, il 14 giugno, i militari e Trump si incontreranno ancora: avverrà a Washington, dove Trump ha organizzato una parata militare per il suo compleanno. Sembrava una buffonata nord-coreana, l’esercito a Los Angeles aggiunge una nota assai sinistra.
«A Los Angeles tira una brutta aria – ha scritto su Truth Social nelle primissime ore di lunedì – FATE ENTRARE LE TRUPPE!!!”. In realtà le manifestazioni sono prevalentemente pacifiche e limitate a zone molto piccole mentre in gran parte della città la vita scorre sui binari soliti. Nonostante il parere contrario di governatore e sindaco Trump ha mobilitato la guardia nazionale prima e i marines poi, mentre la sua amministrazione parla della California come di una minaccia per tutta la nazione.
E CONTINUERÀ COSÌ. Ieri il segretario alla difesa Pete Hegseth, in udienza alla commissione parlamentare della Camera, ha stimato la permanenza del personale militare a Los Angeles per almeno 60 giorni, per «garantire che i rivoltosi, i saccheggiatori e i teppisti che dall’altra parte assaltano i nostri agenti di polizia sappiano che non andremo da nessuna parte». E ha detto che l’uso delle truppe per la difesa della patria si espanderà: «Penso che stiamo entrando in un’altra fase, specialmente sotto il presidente Trump con la sua attenzione alla patria, in cui la Guardia Nazionale e le riserve diventano una componente critica della sicurezza della patria». È solo l’inizio.
Che Trump voglia entrare in un’altra fase, per usare il grazioso eufemismo di Hegseth, diventa chiaro ogni giorno di più. La visione del tycoon è un potere esecutivo libero dai paletti che lo hanno soffocato nel 2020, roba come come giudici, generali, governatori.
LA PARATA Pyongyang-style che ha indetto per il 14 giugno, in onore del suo 79esimo compleanno – e del 250esimo dell’esercito americano, che pre-data gli stessi Stati uniti – è un altro tassello. Sabato a Washington sfileranno militari, blindati e tutto l’armamentario Usa, sotto l’occhio del “caro leader” Maga, che finalmente realizza il sogno accarezzato durante la prima presidenza, quando aveva assistito alla parata francese del 14 luglio, la presa della Bastiglia. «Dovremmo avere qualcosa di simile», disse in quell’occasione.
Ora il sogno sta per diventare realtà, mentre lui sembra più che mai vicino a invocare l’Insurrection Act, l’arma di fine-di-mondo che dà al presidente il potere di utilizzare i militari sul suolo americano per sedare disordini interni, ed è tra i poteri di emergenza più estremi a disposizione di un presidente in carica. È una legge del 1807 (George Washington era morto qualche anno prima), riformata giusto un paio di volte in due secoli, utilizzata più che altro per stroncare a mano armata proteste sindacali e più tardi da Eisenhower e Kennedy contro i governatori razzisti del Sud per difendere la de-segregazione, trent’anni dopo nella stessa Los Angeles per il sanguinoso incendio metropolitano dopo il pestaggio di Rodney King , solo minacciata da George W. Bush dopo i saccheggi dell’uragano Kathrina e di nuovo solamente brandita da Trump per sedare le proteste dopo l’assassinio di George Floyd. Insomma, invocare l’Insurrection Act non è una cosa normale.
Al momento, federalizzando la Guardia Nazionale della California senza il consenso di governatore e sindaco, per reprimere proteste che lui stesso ha scatenato, Trump ha già infranto decenni di precedenti. Ora sta apertamente invocando la legge speciale, dicendo ai giornalisti: «Le persone che stanno causando il problema sono agitatori professionisti. Sono insurrezionisti». E l’immigrazione è «un’invasione»: tutto torna.
LA MANIFESTAZIONE NoKings organizzata in risposta alla parata, alla luce di ciò che sta accadendo in California prende tutto un altro aspetto (c’entra Bernie Sanders: il No Kings Act era il nome di un progetto di legge del senatore socialista del Vermont) Si svolgerà in più città, la adesioni si stanno moltiplicando, e viene apertamente presentata come una «manifestazione anti Trump, una giornata nazionale della sfida e una mobilitazione nazionale contro l’autoritarismo». «A New York ci aspettiamo decine di migliaia di persone – dice Mike Davita, attivista del gruppo Indivisibile – non voglio sparare numeri, ma sarà grande. I cittadini non staranno a guardare, scenderanno per strada». A Los Angeles, ad aspettarli troveranno più di 700 marines e 4.000 guardie nazionali.