Le critiche ridicole alla candidatura di “Giorgia” alle Europee

05.05.2024

Molte sono state le critiche rivolte a Giorgia Meloni per la sua decisione di candidarsi (per finta) alle elezioni europee, invitando i cittadini a votare per lei scrivendo semplicemente “Giorgia”. Alcuni, come Bersani, hanno interpretato il gesto come espressione delle smanie di potere del presidente del Consiglio, collegandolo al premierato (cioè alla proposta di riforma della Costituzione che sarà a breve discussa in Senato). Insomma la Meloni avrebbe delle manie di grandezza, considererebbe l’Italia il cortile di casa sua e quindi darebbe per scontato di potersi permettere di farsi chiamare Giorgia dai cittadini. Un’interpretazione quantomeno bizzarra dell’uso del nome proprio.

Non sono mancate ovviamente anche le critiche dal lato femminista: emblematico (e imbarazzante) il video dell’artista Teresa Cinque, che ha accusato la Meloni di non essere femminista (buongiorno!) e di voler riportare indietro lo status sociale delle donne: abbiamo fatto tanta fatica perché anche noi venissimo chiamate col cognome, abbiamo pure rotto le palle perché ci togliessero l’articolo determinativo, e ora arrivi tu e sminuisci il tuo ruolo come donna facendoti chiamare per nome. Davvero un brillante esempio di analisi.

Altri – quelli un pochino più ancorati alla realtà – hanno provato ad accusarla di frodare gli elettori, dato che lei al Parlamento europeo non ci andrà mai, e al suo posto verrà eletto qualcun altro del suo partito. Non si può però dire che lei abbia nascosto questo dettaglio: lo ha detto anzi chiaramente, il che ci porta a domandarci come sia possibile che nessuno sia stato capace di prendere il suo gesto per quello che era.

Difficile fraintendere le intenzioni della Meloni

Eppure lo ha spiegato lei stessa: le piace essere presa per una del popolo, le piace che gli elettori la considerino una di loro. Naturalmente “le piace” non è la risposta corretta: “le fa guadagnare voti”, invece, ci si avvicina molto di più. Lo stile comunicativo di Giorgia Meloni è estremamente semplice (e quindi dovrebbe essere facilmente decodificabile per i suoi avversari) e per ciò molto efficace: l’italiano medio ha l’impressione di avere finalmente al potere qualcuno che un pochino gli assomigli. E su questa linea interpretativa vanno infatti collocate molte delle affermazioni del Presidente: all’italiano medio frega qualcosa dell’antifascismo? No. L’italiano medio paga le tasse con devozione e fervore? No. L’italiano medio è interessato alle questioni di genere? No.

La Meloni è perfettamente capace di recepire le preoccupazioni più pressanti del popolo e rimandargliele indietro. Anche il linguaggio da lei usato è coerente con questa strategia: raramente la sentiamo usare parole complicate, tecnicismi, termini ricercati. Per lo più parla in modo molto comprensibile, spesso abbassando notevolmente il registro, calcando anche la sua cadenza romana; sono frequenti le battute, gli ammiccamenti al pubblico, i riferimenti alle proprie situazioni personali. Tutto il suo personaggio è insomma costruito con l’intento di apparire familiare, simpatico, accessibile. Uno di noi, appunto.

L’uso del nome proprio, lungi dall’avere a che fare con la svalutazione della professionalità femminile, indica vicinanza: chiamiamo per nome le persone che conosciamo, con le quali abbiamo un rapporto diretto. L’illusione di una relazione stretta e quasi confidenziale con il presidente porta molti italiani a fidarsi di costui; non solo, ma dà anche un’idea di umiltà che ai cittadini piace molto, perché sono stanchi dell’immagine del politico chiuso nella sua torre, pieno di soldi e completamente slegato dalla realtà concreta degli italiani.

L’inadeguatezza della sinistra di fronte all’avversario

Non dimentichiamoci che uno dei discorsi che diedero più fama alla Meloni fu proprio quello in cui si presentò dicendo “io sono Giorgia” (proseguendo poi con l’elenco dei valori fondamentali della patria: niente stranieri, figli a volontà, crocifisso in casa e possibilmente pure a scuola): chiamatemi per nome, perché io mi presento a voi onestamente, per quella che sono. Fidatevi di me.

Come sia possibile che gli oppositori del governo non abbiano ancora compreso questa semplicissima tattica è un enorme mistero; tattica che tra l’altro funziona evidentemente benissimo, senz’altro molto di più di qualsiasi cosa stiano tentando di fare a sinistra. Giustissimo tentare di smascherare l’avversario, segnalando l’inappropriatezza della sua candidatura; ma poco sensato farlo se non si colpisce il cuore della sua propaganda, che è l’amore per l’Italia, così forte da spingerla a grandi sacrifici: ricordiamoci che ha annunciato la sua candidatura dicendo che intendeva “fare la sua parte” e proclamando “ho deciso di scendere in campo”. In campo dove, se sei già il Presidente? Dove sarebbe il sacrificio, quale sarebbe la tua “parte”? Ecco, senz’altro agli italiani occorrerebbe qualcuno che li aiuti nella decodifica di testi come questo, ai quali invece paiono abboccare senza ritegno. Non mi sembra però che a sinistra sia ancora emerso qualcuno con la capacità di farlo.

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