Il primo ministro britannico Keir Starmer ha detto al suo omologo greco Kyriakos Mitsotakis che il governo inglese non ostacolerebbe un potenziale accordo per restituire i preziosi marmi
Dopo oltre 200 anni il Partenone di Atene potrebbe tornare a mostrare le sue preziosissime sculture, sculture che si trovano da due secoli nel British Museum di Londra. La disputa tra Grecia e Regno Unito sul loro possesso potrebbe presto arrivare a conclusione. Da decenni si discute su chi appartenga la sovranità sulla collezione dei fregi realizzati dallo scultore greco Fidia risalenti al quinto secolo a.C.
I primi ministri di dei sue Paesi si sono incontrati a Londra martedì, per discutere del ritorno ad Atene dei cosiddetti marmi di Elgin. Il greco Kyriakos Mitsotakis ha accolto con favore la posizione del suo omologo Keir Starmer, secondo cui il Regno Unito non si opporrà a un’eventuale restituzione, a patto che si trovi una soluzione legale. “È compito del British Museum negoziare con la Grecia nel rispetto della legge britannica”, ha sottolineato il portavoce di Starmer, Dave Pares.
L’origine della diatriba
Le sculture vennero rimosse dall’Acropoli di Atene da emissari del settimo conte di Elgin, allora ambasciatore britannico a Costantinopoli (all’epoca capitale dell’Impero Ottomano) all’inizio del XIX secolo, quando la Grecia era sotto il controllo ottomano. Le antichità furono spedite a Londra tra il 1801 e il 1804 e vendute al British Museum nel 1816. Si tratta di 17 opere che, come il Partenone, hanno 2.500 anni. I marmi facevano parte di un fregio che decorava l’antico tempio sull’Acropoli della capitale greca. Queste opere costituivano circa la metà del fregio di 160 metri del Partenone, considerato uno dei più grandi monumenti culturali del mondo. Le sculture sono considerate un simbolo di libertà in Grecia, dove sono conosciute come i Marmi del Partenone.
Da sempre i governi britannico e greco hanno avuto opinioni divergenti sulla sovranità dei marmi e sulla loro collocazione a Londra. Dal momento che la Grecia ha ottenuto l’indipendenza dagli Ottomani nel 1832, Il Paese ha ripetutamente chiesto la loro restituzione. Ma il British Museum Act del 1963 vieta al museo di restituire definitivamente gli oggetti alla Grecia, che non è l’unico Paese a contestare la proprietà di oggetti conservati nelle collezioni museali. Una delle contestazioni di maggior rilievo è stata quella dei Bronzi del Benin, elaborate e pregiate sculture create da artigiani specializzati in quella che oggi è l’odierna Nigeria.
I sostenitori del ritorno dei marmi in Grecia hanno cercato di trovare soluzioni creative per aggirare la legge, come un prestito a lungo termine o un accordo di scambio. Il portavoce di Starmer ha dichiarato che il governo non ha “piani” per modificare la legge, anche perché cambiando la legge si rischia di aprire a una serie di altre richieste di restituzione a catena.
L’apertura alla restituzione e soluzioni alternative
Come riporta Bloomberg, Mitsotakis ha ribadito più volte che la parte greca chiede esclusivamente la “riunificazione” delle sezioni del Partenone detenute dal Regno Unito e non discuterà altre opzioni. Non è chiaro se un accordo basato su un prestito temporaneo sarebbe accettabile per il governo greco.
Appare però più verosimile e raggiungibile una soluzione di compromesso come prevedere che una parte dei marmi venga inviata in rotazione al Museo dell’Acropoli ad Atene per diversi anni. In cambio, altri oggetti potrebbero essere prestati al museo di Londra, e la Gran Bretagna potrebbe ricevere copie in gesso delle sculture del Partenone.
L’incontro tra Mitsotakis e Starmer arriva quasi un anno dopo che un simile vertice organizzato con il predecessore inglese, Rishi Sunak, era stato annullato all’ultimo minuto. All’epoca, l’allora premier britannico aveva evitato di discutere dei marmi del Partenone, provocando una spiacevole disputa diplomatica.