Leon Panetta critica il piano di Trump per la pace in Ucraina
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Il piano di pace presentato da Trump, che prevede 28 punti, «richiede all’Ucraina di rinunciare alla sua sovranità e non credo che sia accettabile», ha dichiarato Leon Panetta, ex segretario della Difesa degli Stati Uniti e capo della CIA, riporta Attuale.
Secondo Panetta, il piano «adotta tutte le richieste russe» senza consultare adeguatamente gli ucraini, risultando così un’iniziativa molto faziosa. La proposta è stata giudicata inaccettabile, e l’Ucraina, affiancata dai suoi alleati europei della NATO, deve presentare una controproposta che tuteli la sua sovranità.
Riguardo alla posizione di Trump e alla scadenza fissata per giovedì, Panetta ha affermato che il presidente statunitense è noto per la sua propensione a cambiare scadenze e, benché ci siano segnali di apertura ai negoziati, la sostanza della proposta rimane problematica. «È fondamentale che Europa e Ucraina mostrino un fronte unito», ha aggiunto, sottolineando che la negoziazione non deve partire dalle condizioni russe.
Panetta ha anche evidenziato il ruolo cruciale della premier italiana, Giorgia Meloni, nel dialogo con Trump, affermando che la sua relazione con lui può essere determinante per spiegare l’impossibilità di accettare le condizioni russe. «Tutti sostengono la continuazione dei negoziati, ma chiunque appoggi Kiev non vuole una resa», ha affermato.
La questione della sovranità ucraina è vitale, secondo Panetta, che ha ribadito come la guerra continui a causa dell’intransigenza di Putin, il quale «percepisce la debolezza degli Stati Uniti» e non smetterà di avanzare richieste. La NATO deve garantire la sicurezza dell’Ucraina, in quanto non si può raggiungere una soluzione duratura senza proteggere l’integrità territoriale del paese invaso.
Infine, Panetta ha espresso preoccupazione riguardo alla stagione di trattative: «Trump può lanciare ultimatum, ma alla fine li modifica. Si tratta di un punto di partenza nel negoziato», ma ha insistito sulla necessità di non premiare la Russia per la sua aggressione.